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Cinema Trevi: Indipendente italiano: I videofilm di Michelangelo Buffa
09 Maggio 2010 - 13 Maggio 2010
Michelangelo Buffa è nato a Brusson (Aosta) nel 1948. Cinéphile, critico cinematografico («Filmcritica», «Panoramiques», Torino Film Festival, emissioni radiofoniche e documentari per la Sede Rai della Valle d’Aosta), insegnante, animatore culturale (fu socio fondatore del MovieClub di Torino, della rivista Panoramiques, organizzatore di Cinemambiente), filmaker, documentarista, attivo dagli inizi degli anni Sessanta, ha preservato una dimensione “amatoriale”, realizzando, nell’ambito della produzione underground italiana, film in 8mm, Super8, 16mm, ed in video, a partire dal 1992.
Ha partecipato a numerose rassegne italiane di cinema indipendente, fra le quali Montecatini, Filmaker, Porretta, Videoland di Cesena, Premio Libero Bizzarri, Fano, Umbertiade; il Museo del Cinema di Torino gli ha dedicato una serata ed un omaggio gli è stato dedicato dall’Infinity Festival di Alba. Ha partecipato al recente Bellaria Film Festival col video Nel giardino terrestre.
Attualmente vive e lavora ad Aosta dove realizza video documentari a carattere antropologico nell’ambito dell’attività del Bureau Régional pour l’Ethnologie et la Linguistique, curando anche l’organizzazione dell’Archivio audiovisivo.
Buone visioni…
 
9 maggio
ore 18.50
Il figlio (1973/2005)
Un videofilm di Michelangelo Buffa; origine: Italia; durata: 5′
«Il figlio è il mio videofilm più sintetico ed anche l’unico diviso in quadri. Una dimensione soggettiva ed esistenziale lo attraversa marcando nei diversi capitoli quella caratteristica esigenza giovanile di ricerca e di rivolta stimolata anche dal periodo storico di quegli anni, marcati dalle ideologie libertarie originate dal ’68: i capelli lunghi del personaggio ne sono il simbolo evidente in contrapposizione alla figura paterna con la quale il figlio si scontra in un duello metaforico. Nei singoli quadri ho cercato la massima concentrazione di senso in una sintesi simbolica che non ammetteva ridondanze. La malattia, che è la condizione esistenziale adolescenziale in cui ci si culla nel proprio disagio, è qui rappresentata da un vomito, un rigetto, che è quindi un rifiuto di una condizione presente. La ricerca è rappresentata da un girovagare in un ambiente glaciale e desertico, solitario proprio com’è il luogo mentale di chi cerca una via soggettiva di realizzazione e/o di fuga; il sogno è invece solare, statico, permanente, comodo, in un giardino, ed è ciò che non si può vedere ma solo immaginare; la rivolta poi non può che essere una rivolta nei confronti del proprio padre come figura emblematica e capro espiatorio di tutte le rivolte contro tutti i padri e qui il gesto della rivolta viene simboleggiato da una sottrazione, la sedia del potere viene sottratta al padre in seguito ad un “duello” di sguardi… In questo film, come in molti miei altri, mi sono messo in scena interpretando le tensioni interiori che in quel periodo mi tormentavano. Tutto ha la leggerezza della commedia, l’immediatezza dell’ingenuità e la sincerità dei sentimenti» (Buffa).
Ingresso gratuito
 
giovedì 13 maggio
ore 19.45
Andata e ritorno (1974/2002)
Un videofilm di Michelangelo Buffa; origine: Italia; durata: 42′
«Un “film” di montaggio. Tutte le immagini sono state girate in 16mm a Torino all’inizio degli anni Settanta, ad eccezione delle sequenze d’apertura e di chiusura, e poi telecinemate e musicate in questi ultimi anni. Il documentario, senza commento, vive del rapporto fra le immagini e la musica e costruisce un viaggio verso la città da un punto di vista tutto soggettivo. La dimensione pubblica, sociale, si contrappone a quella privata, ritrovando un tempo passato che si fa tempo fuori del tempo, temporalità metafisica così come il paesaggio rurale dell’inizio e della fine si contrappone alla discesa “infernale” nel paesaggio urbano. Nella costruzione delle sequenze domina un punto di vista che coglie l’angosciante artificialità della vita in città espressa qui in successioni di inquadrature tendenzialmente ossessive e che veicolano un malessere esistenziale inesauribile, nonostante i volti amici, la cinefilia condivisa, i cortei di protesta, gli amori… un mondo che precede il ritorno “a casa” che però non è più un ritorno reale, è un ritorno fantasmatico, disegna ormai un’assenza, una lontananza…» (Buffa).
Ingresso gratuito
 

 

 

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