La rassegna parte dagli anni ’30 in cui la Magnani – formatasi in teatro, in ruoli sia drammatici che comici, e negli spettacoli di rivista, accanto a Totò – si contrappone subito, anche in piccoli ruoli, allo stereotipo femminile biondo e romantico delle commedie d’anteguerra (Noris, Miranda, Mercader, Carmi): da Tempo massimo (1934), esordio cinematografico di Mario Mattoli, a La principessa Tarakanova (1938), cui lavora Mario Soldati. Il programma attraversa poi gli anni ’40 (tra il ’45 e il ’48 la Magnani interpreta dodici film), anni in cui il suo talento drammatico entra nella storia del cinema con Roma città aperta di Rossellini (1945) – nella versione restaurata nel 2006 -, ma anche con Il bandito di Lattuada (1948) e con la straordinaria interpretazione in Avanti a lui tremava tutta Roma di Gallone (1946), restaurato quest’anno in collaborazione con Ripley’s Film e la partecipazione del Festival dei 2 Mondi di Spoleto; ancora nel ’47 l’anima popolare e il carisma della Magnani vengono consacrati da Zampa ne L’onorevole Angelina. Non potevano mancare Bellissima di Visconti (1952), La carrozza d’oro di Renoir (1952), il ritratto viscontiano nell’episodio di Siamo donne (1953), Mamma Roma di Pasolini (1962) e il riferimento a quest’ultimo in Roma di Fellini (1972), anch’esso in copia restaurata. In rassegna, poi, il poco visto Vulcano di William Dieterle (1950), voluto dalla Magnani in risposta a Stromboli di Rossellini.
mercoledì 22
ore 17.00
Tempo massimo (1934)
Regia: Mario Mattòli; soggetto e sceneggiatura. M. Mattòli; fotografia: Carlo Montuori; musica: Vittorio Mascheroni, Virgilio Ripa; montaggio: Giacomo Gentilomo; interpreti: Vittorio De Sica, Milly, Camillo Pilotto, Enrico Viarisio, Anna Magnani, Ermanno Roveri; origine: Italia; produzione: Za-Bum; durata: 78′.
«Esordio di Mario Mattòli alla regia, dopo essere stato attivo nella rivista e nella produzione cinematografica con il marchio Zabum. Il film è una piacevole e movimentata, commedia scritta dallo stesso regista, che tocca temi simili al genere americano della “screwball commedy” che veniva lanciato nello stesso anno, il 1934, in America con Accadde una notte di Capra. Nello specifico, con la storia del giovane studioso (De Sica) protetto dalla zia agata (Amelia Chellini) sulla cui vita precipita (letteralmente) la valanga femminile Milly a sconvolgergli le sicurezze e le abitudini, propone con originalità e tempismo il tema della battaglia dei sessi. L’uomo acculturato e imbranato e la donna sportiva è un binomio classico della commedia americana che vedremo in Susanna di Hawks (1937). Il film ha un gran ritmo, diverse trovate, un giusto mix di ruoli, con il promesso sposo antipatico e molto vicino all’uomo fascista (Ermanno Roveri), il maggiordomo di lui (Camillo Pilotto) perfetto e umoristico, la dama di lei (una Anna Magnani al debutto, intrigante e fascinosa), e l’uomo della dama protagonista di un classico scambio di identità (un grande Enrico Viarisio). Tempo Massimo è un esempio di commedia sentimental surreale, una testimonianza di come il cinema dei primi anni del sonoro fosse più libero e meno ingessato di quello successivo dei telefoni bianchi. A quei tempi la Cines era praticamente la sola casa di produzione del cinema italiano, mentre la produzione stentava a raggiungere i 40 film l’anno. Ambientato a Milano il film esprime anche una buona caratterizzazione regionale con Giuseppe Barrella che “prestò la veemenza del suo meneghino a una figurinetta d’autista” (Dino Falconi, 1935)» (Federico Passi).
ore 19.00
La principessa Tarakanova (1938)
Regia: Fëdor Ozep, Mario Soldati; soggetto: Ladislao Vajda, André Lang; sceneggiatura: Evelina Levi, M. Soldati, Henri Jeanson; fotografia: Curt Courant, Massimo Terzano, Renato Del Frate; montaggio: Ferdinando Maria Poggioli; origine: Francia, Italia; produzione: S.A.I. Film Internazionali, Chronos Films, Néro Film; durata: 89′.
«A Venezia, dove ha la sua corte la principessa Tarakanova – che vanta presunti diritti al trono di Russia -, arriva il conte Orloff, emissario dell’imperatrice Caterina. Dovrebbe catturarla, ma s’innamora di lei. La cornice schiaccia il quadro: sfarzose scenografie, bella musica di Zandonai, grande spettacolo in costume […]. C’è A. Magnani che fa la camerista e s’intravede Alberto Sordi al suo esordio. […] Sullo stesso argomento un film (1930) di Raymond Bernard. Il vero nome di Ozep è Fjodor Otsep: fu uno dei pionieri del cinema sovietico, trasferitosi poi nel 1928 in Germania; cacciato dai nazisti si rifugiò in Francia dove diede il meglio di sé finché la guerra lo costrinse a emigrare prima in Canada, poi negli USA dove morì nel ’49» (Morandini).
ore 21.00
Teresa Venerdì (1941)
Regia: Vittorio De Sica; soggetto: Rudolf Török; sceneggiatura: V. De Sica, Gherardo Gherardi, Margherita Maglione, Franco Riganti; fotografia: Vincenzo Seratrice; musica: Renzo Rossellini; montaggio: Mario Bonotti; interpreti: Adriana Benetti, V. De Sica, Irasema Dilian, Anna Magnani, Virgilio Riento, Giuditta Rissone; origine: Italia; produzione: A.C.I. (Alleanza Cinematografica Italiana), Europa Film; durata: 92′.
«Medico rubacuori di successo e pieno di debiti, afflitto da un’amante invadente e da una fidanzata sciocchina, incontra un’orfanella che, liberatolo delle due noiose, conquista il suo cuore e gli fa mettere giudizio. Ispirato a un romanzo di Rudolf Török, si distingue per il garbo della costruzione narrativa, l’esperta guida degli attori, la credibilità dei personaggi. Basterebbe A. Magnani nel personaggio della canzonettista Loletta Prima per raccomandarlo. Contribuirono alla sceneggiatura C. Zavattini e Aldo De Benedetti senza firmare: l’uno perché lavorò di nascosto, l’altro per motivi razziali (ebreo). Altro titolo: Il gallo della Checca» (Morandini).
giovedì 23
ore 16.30
La fortuna viene dal cielo (1942)
Regia: Akos Rathonyi; soggetto: A. Rathonyi; sceneggiatura: Sergio Pugliese, Alessandro De Stefani [non accreditato]; fotografia: Renato Del Frate; musica: Gino Filippini; montaggio: Otello Colangeli; interpreti: Vera Carmi, Roberto Villa, Sandro Ruffini, Anna Magnani, Franco Coop, Guglielmo Sinaz; origine: Italia; produzione: S.A.C.C.I.; durata: 71′.
«La graziosa fidanzata di un avvocato viene derubata di un prezioso gioiello regalatole da lui e quando costui viene a sapere che le è stato sottratto in un cinema, si precipita a sporgere denuncia senza sapere che il ladro ha abbandonato il gioiello sul tavolino di un locale notturno dove è stato trovato da una cantante che pensa le sia piovuto dal cielo. Da qui tutta una serie di equivoci, bisticci, incomprensioni varie che portano alla rottura del fidanzamento e al nascere di un nuovo idillio» (Chiti/Lancia).
ore 18.00
Campo de’ Fiori (1943)
Regia: Mario Bonnard; soggetto: Marino Girolami; sceneggiatura: M. Bonnard, Aldo Fabrizi, Federico Fellini, Tullio Pinelli; fotografia: Giuseppe La Torre; musica: Giulio Bonnard; montaggio: Gino Talamo; interpreti: A. Fabrizi; Anna Magnani, Caterina Boratto, Peppino De Filippo, Olga Solbelli, Cristiano Cristiani; origine: Italia; produzione: Cines; durata: 95′.
«Il pescinvendolo Peppino (Fabrizi) s’innamora di un’affascinante cliente (Boratto) e vorrebbe sposarla, anche se scopre che è molto meno altolocata di quanto immagini e ha un figlio (Cristiani) a balia, ma i suoi sogni non si realizzeranno: deluso, ritornerà tra le braccia della fruttarola (Magnani) che lavora al suo fianco al mercato di Campo de’ Fiori. Secondo film di Fabrizi e primo ruolo da popolana per la Magnani, in una storia tutta girata a Cinecittà ma nella quale si intravedono elementi pre-neorealisti (le dispute al mercato, la scena con la Boratto in prigione, quelle dalla balia in Abruzzo). E i toni della commedia sono abbastanza lontani dagli schemi estetici dell’epoca, con accenni di critica sociale (i “borghesi” che giocano d’azzardo) e qualche divertente notazione sul maschio conquistatore (specie nel personaggio del parrucchiere ganimede interpretato da De Filippo). Il soggetto di Marino Girolami è adattato da Federico Fellini, Tullio Pinelli e dallo stesso Fabrizi» (Mereghetti).
venerdì 24
ore 17.00
La vita è bella (1943)
Regia: Carlo Ludovico Bragaglia; soggetto e sceneggiatura: C. L. Bragaglia; fotografia: Rodolfo Lombardi; musica: Gino Filippini, Giovanni D’Anzi; montaggio: Ines Donarelli; interpreti: Alberto Rabagliati, Virgilio Riento, Anna Magnani, Maria Mercader, Gualtiero Tumiati, Arturo Bragaglia; origine: Italia; produzione: Fono Roma, Lux Film; durata: 81′.
«Un conte sul lastrico (Rabagliati) accetta di fare da cavia per un siero misterioso, ma nei dieci giorni che lo separano dall’esperimento l’amicizia con un vagabondo (Riento) e l’amore per l’altera Nadina (Mercader) gli fanno tornare la voglia di vivere: per fortuna il siero nasconderà una sorpresa. Scritta dallo stesso Bragaglia (con la collaborazione non accreditata di Aldo De Benedetti), è una svampita commedia degli equivoci, perfetta per distrarre una nazione in guerra: Rabagliati non perde occasione per sfoderare la sua ugola (oltre alla canzone che dà il titolo al film, canta Per te… e accenna persino È primavera) e la Magnani e Campanini si scatenano in una serie di duetti comici (uno, irresistibile, su un’aria dell’Aida) da antologia» (Mereghetti).
ore 19.00
L’ultima carrozzella (1943)
Regia: Mario Mattòli; soggetto: Aldo Fabrizi; sceneggiatura: A. Fabrizi, Federico Fellini; fotografia: Tino Santoni; musica: Mario Ruccione; montaggio: Fernando Tropea; interpreti: Emilio Baldanello, Romolo Balzani, Giulio Battiferri, Ciro Berardi, Nando Bruno, Gustavo Cacini; origine: Italia; produzione: Artisti Associati, Continental Cine; durata: 89′.
Un vetturino romano tradizionalista è insofferente alla concorrenza alle autovetture. Specialmente poi, quando la figlia vuole sposare proprio un tassista! Ma un giorno però il vetturino viene accusato del furto di un brillante e finisce in tribunale. «L’ultima carrozzella, scritto e sceneggiato da Fabrizi in collaborazione con Fellini, prefigura quel ruolo centrale che il comico romano avrà nel neorealismo, da lui interpretato come “cinema de noantri”, racconto delle vicende della povera gente in una Roma che vive ancora le emozioni e le storie delle borgate. A differenza di Campo de’ Fiori e di Avanti c’è posto – due film pressoché contemporanei che vedono Fabrizi protagonista e che sono stati spesso accomunati a L’ultima carrozzella – l’opera mattoliniana è quasi interamente realizzata fuori dagli studi (con un particolare più volte sottolineato da Fabrizi: la palandrana da lui indossata è la stessa di quando effettivamente faceva il vetturino, fatto inimmaginabile nel cinema anche solo di qualche tempo prima). Inoltre non è debitrice, come Avanti c’è posto, di un testo teatrale preesistente» (Della Casa).
ore 21.00
Abbasso la miseria! (1945)
Regia: Gennaro Righelli; soggetto: G. Righelli; sceneggiatura: G. Righelli, Nicola fausto Neroni; fotografia: Rodolfo Lombardi; musica: Umberto Mancini; montaggio: Duilio Lucarelli; interpreti: Anna Magnani, Nino Besozzi, Virgilio Riento, Marisa Vernati, Vito Chiari, Sandro Ruffini; origine: Italia; produzione: Domus Film, Lux Film; durata: 82′.
«Il film italiano Abbasso la miseria! si presta a molte considerazioni. Diretto da un vecchio lupo del nostro cinema, un regista della vecchia guardia proveniente addirittura dal cinema muto, Gennaro Righelli, interpretato da un attore di prosa, Nino Besozzi, da un attore di rivista, Virgilio Riento, e dalla straordinaria Anna Magnani, il film poteva essere giudicato in partenza come qualcosa da non fidarcisi troppo, come roba di ordinaria amministrazione. E invece si tratta di un film riuscito, che ha il merito di muoversi sul concreto, di interessare, di mordere su una materia viva. […] In fondo, in Abbasso la miseria!, quello che ha stupito piacevolmente sono state la naturalezza degli attori, la verità delle situazioni e dei casi. Tutti sanno che intelligente attrice sia Anna Magnani, per poco che sappia sorvegliarsi, e qui è stata bravissima. Ma pochi sapranno che Nino Besozzi può essere un buon attore di cinema, dopo esserlo stato di teatro. Qui Besozzi è vero, ed è riuscito a far dimenticare il funesto ricordo del Besozzi comico-sentimentale di anni lontani» (Bianchi).
sabato 25
ore 17.00
Avanti a lui tremava tutta Roma (1946)
Regia: Carmine Gallone; soggetto: C. Gallone; sceneggiatura: C. Gallone, G. Gherardi, Gaspare Cataldo; fotografia: Anchise Brizzi; montaggio: Niccolò Lazzari; interpreti: Anna Magnani, Tito Gobbi, Gino Sinimberghi, Hans Hinrich, Edda Albertini, Heinrich Bode; origine: Italia; produzione: Excelsa Film; durata: 116′.
«Nella Roma del 1944, prima dell’arrivo degli Alleati, la messinscena di Tosca di G. Puccini s’intreccia con una vicenda di drammatica attualità: il tenore (G. Sinimberghi) che fa Cavaradossi canta in stato di arresto per aver nascosto in casa un paracadutista inglese. Al momento della fucilazione (vera) è salvato da Floria Tosca (A. Magnani, doppiata dal canto di Renata Tebaldi) e dai macchinisti del teatro. La sceneggiatura di G. Gherardi e G. Cataldo fa un po’ acqua, ma il robusto mestiere di C. Gallone, re del cinema popolare dell’epoca, guida la storia sino all’attesa lieta fine. 5° posto negli incassi della stagione 1946-47» (Morandini).
Versione restaurata da Cineteca Nazionale, Ripley’s Film, in collaborazione con Marzi Srl e Festival di Spoleto – Festival dei 2 Mondi
ore 19.00
Il bandito (1946)
regia: Alberto Lattuada; soggetto: A. Lattuada; sceneggiatura: Oreste Biancoli, Mino Caudana, Ettore M. Margadonna, Tullio Pinelli, Piero Tellini; fotografia: Aldo Tonti; musica: Felice Lattuada; montaggio: Mario Bonotti; interpreti: Anna Magnani, Amedeo Nazzari, Carla Del Poggio, Carlo Campanini, Eliana Banducci, Mino Doro; origine: Italia; produzione: Lux Film; durata: 84′.
«Le tragedie familiari e l’impossibile reinserimento nella Torino postbellica spingono un reduce (Nazari) a entrare nella malavita. Molto pessimista e ingiustamente sottovalutato, il film coniuga sapientemente neorealismo e suggestioni noir di marca Usa nella sceneggiatura […]. Peculiare la scelta degli attori che ribaltano coi loro personaggi l’immagine popolare che li ha resi famosi: il brillante e avventuroso Nazzari è l’antieroe disilluso, la “popolana” Magnani è addirittura il boss della banda, e la virginea Carla Del Poggio fa la prostituta. Notevole la fotografia di Aldo Tonti, in difficile equilibrio tra realismo ed espressionismo» (Mereghetti).
ore 21.00
Roma città aperta (1945)
Regia: Roberto Rossellini; soggetto: Sergio Amidei, Alberto Consiglio [non accreditato]; sceneggiatura: S. Amidei, Federico Fellini, R. Rossellini e Carlo Celeste Negarville [non accreditati]; fotografia: Ubaldo Arata; musica: Renzo Rossellini; interpreti: Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Vito Annichiarico, Nando Bruno, Harry Feist, Francesco Grandjacquet; origine: Italia; produzione: Excelsa Film; durata: 104′.
«La proiezione del primo film italiano del Festival si è risolta in un vero successo. Da questa Città aperta di Rossellini si possono trarre preziosi insegnamenti. Primo, che i nostri film debbono esprimere concetti semplici, illustrare la nostra vita e liberarsi dalle smanie esibizionistiche della precedente “rinascita”. Secondo, che soltanto a questo patto i nostri film potranno interessare fors’anche conquistare i pubblici stranieri. Città aperta è un documentario romanzato, e nella sua trama trovano ospitalità tutti quegli elementi drammatici che sono ormai legati nel ricordo al periodo dell’occupazione nazista di Roma: le razzie, le uccisioni, le torture inflitte ai patrioti, la fame e l’attesa degli abitanti, il sacrificio di molte anime nobili, la lotta clandestina. Una sceneggiatura molto abile ha dato in efficace sommario la vita di quei mesi, ricordando in uno dei protagonisti l’eroico Don Morosini e nell’altro sommando le figure dei numerosi patrioti morti per mano delle SS. La regia di Rossellini si tiene al sodo, evita le divagazioni e punta sui fatti dei quali il film abbonda, risolvendoli con una precisione e un’impassibilità che a noi ricorda lo spirito che circola nelle pitture di un altro romano, Antonio Donghi. Tutto qui è detto senza sforzo apparente e senza grandi invenzioni. Rossellini si serve di case vere, di uomini veri, di frasi vere: l’effetto è raggiunto così con mezzi quotidiani, copiando la vita con la puntigliosità di chi la vede soltanto nelle apparenze. Rossellini si vieta di proposito ogni indagine lirica. Per lui due e due fa quattro in ogni caso, mentre per noi qualche volta fa cinque e perfino tre. Sergio Amidei, come soggettista e sceneggiatore, l’ha assecondato benissimo, talvolta sonnecchiando nei punti intrigati, ma sempre con drammatica veemenza e, soprattutto, con umorismo. Il complesso degli attori ha funzionato benissimo: alcuni, come la Magnani e il Fabrizi, erano nel film per diritto naturale, combaciando la loro concezione dell’arte con quella di Rossellini; altri come Pagliero, Feist, Grandjacquet, in visita casuale ma non meno applaudita. Di due attrici, la Galletti e la Michi, il pubblico ha ammirato i volti nuovi, espressivi e la recitazione intensa ed efficace» (Flaiano). Nastri d’argento per il miglior film e ad Anna Magnani. Grande successo internazionale con una nomination all’Oscar della sceneggiatura. Titolo inglese: Open City.
Versione restaurata nel 2006 dalla Cineteca Nazionale
domenica 26
ore 17.00
L’onorevole Angelina (1947)
Regia: Luigi Zampa; soggetto e sceneggiatura: Piero Tellini, Suso Cecchi D’Amico, L. Zampa; fotografia: Mario Craveri; musica: Enzo Masetti; montaggio: Eraldo Da Roma; interpreti: Anna Magnani, Nando Bruno, Ave Ninchi, Ernesto Almirante, Agnese Dubbini, Armando Migliari; origine: Italia; produzione: Ora Film, Lux Film; durata: 93′.
«Moglie di un vicebrigadiere (N. Bruno) e madre di cinque figli, Angelina (A. Magnani) guida le donne della borgata romana di Pietralata all’assalto dei magazzini di pasta di un borsanerista e, dopo l’alluvione, a occupare gli alloggi vuoti di uno speculatore edilizio. Diventata famosa, è tentata dalla politica, ma, ribellatasi alla forza pubblica, è arrestata. Esce dal carcere vittoriosa, ma decide di tornare a fare la casalinga. Scritta con Piero Tellini e Suso Cecchi D’Amico, è una commedia sagace nel mescolare la gravità dei temi e la comicità del trattamento – cronaca e spettacolo – pur con scivolate nella retorica del patetico e una sottesa ideologia della riconciliazione delle classi all’insegna dei valori familiari e dei buoni sentimenti. Magnani strepitosa nelle “baccagliate”, premiata con il Nastro d’argento della migliore attrice del 1947-48. 4° incasso tra i film italiani della stagione e successo internazionale» (Morandini).
ore 19.00
Lo sconosciuto di San Marino (1948)
Regia: Michael Wazynski, Vittorio Cottafavi; soggetto: Cesare Zavattini; sceneggiatura: Giulio Morelli, C. Zavattini, V. Cottafavi; fotografia: Arturo Gallea; musica: Alessandro Cicognini, Giuliano Conte; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Anna Magnani, Vittorio De Sica, Aurel M. Miloss, Antonio Gandusio, Giuseppe Porelli, Irma Gramatica; origine: Italia; produzione: Film Gamma; durata: 79′.
«Repubblica di San Marino poco prima la fine della seconda guerra mondiale. Fra i tanti sfollati ve n’è uno che ha perso la memoria e che si distingue per la sua bontà d’animo aiutando gli oppressi e coloro che si trovano in difficoltà. Ma durante una processione egli riacquista la memoria e si ritrova quello che era: un ufficiale nazista responsabile di azioni disumane. Dopo alcuni gesti inconsulti dovuti alla sua disperazione, decide di porre fine ai suoi giorni attraversando un campo minato» (Chiti/Poppi). Due grandi attori a confronto: Vittorio De Sica e Anna Magnani.
ore 21.00
Assunta Spina (1948)
Regia: Mario Mattòli; soggetto: dalla commedia omonima di Salvatore Di Giacomo; sceneggiatura e dialoghi: Eduardo De Filippo; collaborazione alla sceneggiatura: Gino Caprioli; fotografia: Gabor Pogany; musica: Renzo Rossellini; montaggio: Fernando Tropea; interpreti: Anna Magnani, Eduardo De Filippo, Antonio Centa, Titina De Filippo, Maria Donini, Margherita Pisano; origine: Italia; produzione: Ora Film; durata: 79′.
«Dal dramma (1909) di S. Di Giacomo già filmato nel 1915 e nel 1928. Mentre l’amato Michele è in carcere, la fiera Assunta diventa l’amante di un cancelliere. All’uscita Michele, pazzo di gelosia, uccide il rivale. Assunta si lascia condannare al suo posto. È diretto così bene, e ambientato in una Napoli squallida e violenta così credibile, che alcuni critici ci videro lo zampino di Eduardo. Nella parte che sullo schermo fu di Francesca Bertini e Rina De Liguoro, la Magnani è superba» (Morandini).
lunedì 27
ore 17.00
Vulcano (1950)
Regia: William Dieterle; soggetto: Renzo Avanzo; sceneggiatura: Piero Tellini, Mario Chiari, Victor Stoloff; fotografia: Arturoa Gallea; musica: Enzo Masetti; montaggio: Giancarlo Cappelli; interpreti: Anna Magnani, Rossano Brazzi, Geraldine Brooks, Eduardo Ciannelli, Enzo Stajola, Rosina Fiorini Galli; origine: Italia; produzione: Artisti Associati, Panaria Film; durata: 102′.
«Ex prostituta, Maddalena è rimpatriata dalla Questura di Napoli a Vulcano (ME), sua isola natale, e viene accolto dalla sorella. Per lei Maddalena si mette nei guai, la libera da un palombaro losco, perde la vita nell’eruzione del vulcano. È un film voluto da A. Magnani per contrastare Stromboli, terra di Dio che R. Rossellini stava girando con Ingrid Bergman […]. Girato nell’isola di Salina. Belle riprese subacquee. Scritto da Piero Tellini, Mario Chiari, Victor Stoloff. Dialoghi tradotti in inglese dallo scrittore Erskine Caldwell» (Morandini).
ore 19.00
Camicie rosse (Anita Garibaldi) (1952)
Regia: Goffredo Alessandrini; soggetto: Enzo Biagi, Renzo Renzi; sceneggiatura: E. Biagi, R. Renzi, Mario Serandrei, Sandro Bolchi, [non accreditati Suso Cecchi D’Amico, Nino Frank, Anna Magnani]; fotografia: Leonida Borboni, Mario Parapetti, Marco Scarpelli; musica: Enzo Masetti; montaggio: M. Serandrei; interpreti: Raf Vallone, Anna Magnani, Serge Reggiani, Carlo Ninchi, Michel Auclair, Jacques Sernas; origine: Italia; produzione: P.G.F.; durata: 100′.
«La vita e le imprese di Garibaldi dalla caduta della Repubblica romana, nel 1819, alla fuga verso Venezia, alla morte di Anita. Verso la fine delle riprese Alessandrini abbandonò il set per motivi “sconosciuti”, ma che andavano ricercati in disaccordi con la produzione e con Anna Magnani (che era coproduttrice del film). Proprio grazie alla Magnani, per terminare il film, fu scelto l’esordiente Rosi […]. Il film fu prodotto dalla P.G.F. (Produzione Grandi Film) di Bologna (Alberto Giovagnoli). Bolognesi erano Biagi e Renzi, il musicista Masetti e gli attori Ninchi e Fantoni. Sottotitolo Anita Garibaldi» (Chiti-Poppi).
ore 21.00
La carrozza d’oro (1952)
Regia: Jean Renoir; soggetto e sceneggiatura: J. Renoir, Renzo Avanzo, Giulio Macchi, Jack Kirchland; fotografia: Claude Renoir; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Anna Magnani, Odoardo Spadaro, Nadia Fiorelli, Georges Higgins, Duncan Lamont, Paul Campbell; origine: Italia/Francia; produzione: Panaria, Hoche Productions, (Francia); durata: 100′.
«La carrozza d’oro è uno dei film chiave di Jean Renoir perché riprende i temi di molti altri, principalmente quello della sincerità in amore e quello della vocazione artistica; è un film costruito secondo il gioco delle scatole cinesi che si incastrano le une nelle altre, un film sui teatro nel teatro. C’è molta ingiustizia nell’accoglienza riservata dal pubblico e dalla critica a La carrozza d’oro, che è forse il capolavoro di Renoir. Si tratta, comunque, del film più nobile e raffinato che sia mai stato girato. Vi si trova tutta la spontaneità e l’inventiva del Renoir d’anteguerra unite al rigore del Renoir americano. Qui tutto è distinzione e gentilezza, grazia e freschezza. È un film tutto di gesti e di comportamenti. Il teatro e la vita si mescolano in un’azione sospesa tra il piano terra e il primo piano di un palazzo come la commedia dell’arte oscilla tra il rispetto della tradizione e l’improvvisazione. Anna Magnani è l’ammirevole vedette di questo film elegante in cui il colore, il ritmo, il montaggio sono all’altezza di un accompagnamento musicale in cui Vivaldi fa la parte del leone. La carrozza d’oro è di una bellezza assoluta, ma la sua bellezza sta tutta nel suo profondo soggetto. Ho descritto l’altro capolavoro di Jean Renoir, La règle du jeu, come una conversazione aperta, un film al quale si è invitati a partecipare; le cose vanno diversamente per La carrozza d’oro che è un lavoro chiuso, finito, che bisogna guardare senza toccare, un film che ha trovato la sua forma definitiva, un oggetto perfetto» (Truffaut).
Copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino
martedì 28
ore 17.00
Anna Magnani (ep. di Siamo donne, 1953)
Regia: Luchino Visconti; soggetto: Cesare Zavattini, Suso Cecchi D’Amico; fotografia: Gabor Pogany; musica: Alessandro Cicognini; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Anna Magnani; origine: Italia; produzione: Titanus, Film Costellazione; durata: 22′.
«Più calore, vivacità e respiro nella “confessione” di Anna Magnani: un ricordo di anni fa, una lite con un autista da piazza finita addirittura in caserma. Luchino Visconti, che ne è stato il regista, l’ha ambientata nella Roma dei tempi in cui Anna Magnani cantava al Quattro Fontane e, sostenuto dalla franca recitazione dell’attrice, ha dato all’episodio tutto il sapore spigliato e umano della rievocazione vissuta, del fatto vero. Introduce il film un prologo che ci espone ansie e timori di due aspiranti attrici, Emma Danieli e Anna Amendola, il giorno in cui vengono prescelte – e davvero a buon diritto – dopo un laborioso concorso: disinvolto e immediato, è diretto da Alfredo Guarini con l’intenzione di offrirci una morale in limine di tutto il film: qui donne che vogliono diventare attrici, là attrici che, o son rimaste donne o, se lo hanno dimenticato, ne soffrono».
Versione restaurata dalla Cineteca Nazionale con il contributo di Multithematiques-Cine Classic e con la partecipazione di Unione Latina (Parigi)
a seguire
Bellissima (1951)
Regia: Luchino Visconti; soggetto: Cesare Zavattini; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Francesco Rosi, L. Visconti; fotografia: Piero Portalupi, Paul Roland; musica: Franco Mannino; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Anna Magnani, Walter Chiari, Tina Apicella, Gastone Renzelli, Tecla Scarano, Lola Braccini; origine: Italia; produzione: Film Bellissima; durata: 115′.
«Dopo il mirabile incontro con la “diva” Calamai […] Visconti scopre in Bellissima una Magnani inedita, che oltrepassa, e di non poco, quella rosselliniana di Roma, città aperta. Egli la spoglia dei suoi “vizi”, del suo preoccupante gigionismo, riscontrabile in particolar modo in opere come L’amore dello stesso Rossellini e Vulcano di Dieterle […]. Bellissima è film su un personaggio proprio perché è storia di una crisi (non delle consuete crisi più o meno da casi clinici); e appunto perché storia di una crisi, e di una crisi risolta, è anche film di ambiente» (Aristarco).
ore 20.00
Le Magot de Josefa (La pila della peppa, 1963)
Regia: Claude Autant-Lara; soggetto: da un romanzo di Catherine Claude; sceneggiatura: Jean Auranche, Pierre Bost; fotografia: Jacques Natteau; musica: René Cloërc; montaggio: Madeleine Gug; interpreti: Bourvil [André Raimbourg], Anna Magnani, Pierre Brasseur, Ramon Iglesias, Henri Virlojeux, Christian Marin; origine: Francia/Italia; produzione: Productions Raimbourg (Francia), S.O.P.A.C. (Francia), Star Press, Paris (Francia), Arco Film; durata: 91′.
In un paese del Sud della Francia l’ostessa Peppa (Anna Magnani) vanta una pila (gruzzolo), ereditata da uno zio gangster d’America, che non esiste. Ha costruito questa menzogna per far invidia al sindaco che in gioventù la mise incinta. La pila della Peppa è una curiosa commedia rurale tratta da un romanzo di Catherine Claude, sceneggiata dalla celebre coppia Aurenche e Bost e diretta con mano sicura dal celebre regista Claude Autant-Lara.
ore 21.40
Nella città l’inferno (1958)
Regia: Renato Castellani; soggetto: dal romanzo Roma, via delle Mantellate di Isa Mari; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, R. Castellani; fotografia: Leonida Borboni; musica: Roman Vlad; montaggio: Jolanda Benvenuti; interpreti: Anna Magnani, Giulietta Masina, Cristina Gajoni, Anita Durante, Milly [Monti], Marcella Rovena; origine: Italia; produzione: Riama Film, Francinex; durata: 106′.
«Finalmente un titolo che dice quello che il film vuol dire: sono molti, infatti, gli “inferni” nelle nostre città, ma i peggiori, forse, sono proprio le prigioni, soprattutto certe prigioni dove all’orrore della segregazione e della libertà perduta si aggiunge l’afa in estate, il gelo in inverno, l’esasperazione della promiscuità, dell’inerzia e, per i non cattivi, il rischio di guastarsi a contatto con quanti della bontà hanno perduto anche il ricordo. Guardate, così, l’inferno di questa prigione femminile in cui il film di oggi ci introduce per più di un’ora e mezza […]; c’è di tutto, in questa bolgia, la delinquente abituale, cinica e violenta, la pazza omicida, la ladra, la truffatrice, l’innocente, o quella che si dice tale, l’ingenua che è rimasta vittima di un raggiro e che mette piede in quell’orrore per la prima volta. Cosa accade, però? Che l’ingenua, sulle prime atterrita da quell’ambiente in cui tutto le sembra ostile ed assurdo, finisce per assuefarsi agli usi, alla mentalità e, soprattutto, ai progetti di quelle che lì si considerano “di casa” e, dimesso il proprio candore, saprà così bene imitare le sue “maestre” che, appena fuori, si comporterà in modo tale da ripresentarsi tra quelle sbarre di lì a non molto […]. Certo, durante tutto il film, si anela a un attimo di sosta, a un momento di respiro […] ma Castellani si è assunta l’impresa di descrivere uno spicchio di inferno e bisogna dargli atto di averlo fatto con felice, ispirata esattezza. Lo stesso si dica per l’interpretazione violentemente realistica delle due protagoniste: Anna Magnani, che è persino riuscita a superare se stessa nel disegno aspro, sfrontato, ma tutto tragici risentimenti e intimi strazi della detenuta cinica e autoritaria» (Rondi).
mercoledì 29
ore 17.00
Risate di gioia (1960)
Regia: Mario Monicelli; soggetto: dai racconti Risate di gioia e Ladri in chiesa di Alberto Moravia; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli, M. Monicelli; fotografia: Leonida Barboni; musica: Lelio Luttazzi; montaggio: Adriana Novelli; interpreti: Anna Magnani, Totò, Ben Gazzara, Fred Clark, Edy Wessel, Mac Ronay; produzione: Silvio Clementelli per Titanus; origine: Italia; durata: 106′.
«È uno dei film più belli e meno conosciuti del grande padre del cinema italiano, […] Mario Monicelli. Uscito a Natale ’60, racconta le avventure di una notte particolare, quella dei 31 dicembre con un po’ di dolce vita. Due soliti ignoti, la Magnani e Totò – coppia di rivista, l’unico film girato insieme – che si ritrovano e diventano complici di un malvivente di periferia, Ben Gazzara. Andranno nei guai tutti ma la verve della storia, il tempismo comico, l’allegria di due straordinari temperamenti della commedia rendono il film unico, da riscoprire anche per i riferimenti al cinema d’allora» (Porro).
ore 19.00
Mamma Roma (1962)
Regia: Pier Paolo Pasolini; soggetto e sceneggiatura: P.P. Pasolini; collaborazione ai dialoghi: Sergio Citti; fotografia: Tonino Delli Colli; montaggio: Nino Baragli; interpreti: Anna Magnani, Franco Citti, Ettore Garofalo, Silvana Corsini, Luisa Loiano, Paolo Volponi; origine: Italia; produzione: Arco Film; durata: 106′
«Quando il suo protettore (Citti) si sposa, la prostituta Mamma Roma (Magnani) decide di rifarsi una vita assieme al figlio Ettore (Garofalo). […] Il tema dell’incoscienza, o della diversa coscienza, proletaria è il centro del secondo film di Pasolini […] dove il regista nobilita i suoi personaggi con richiami alla pittura rinascimentale (il Cristo morto del Mantegna), e tocca vertici di pathos senza versare una lacrima: Mamma Roma rappresenta la femminilità dolente ma indistruttibile, mentre Ettore, scettico e prematuramente deluso dalla vita, è fratello ideale di Accattone, senza esserne una scialba replica. Quella della Magnani […] è una delle sue migliori interpretazioni. Il debuttante Garofalo fu scoperto dal regista mentre faceva il cameriere in una trattoria. Lo scrittore Paolo Volponi è il prete» (Mereghetti).
ore 21.00
Roma (1972)
Regia: Federico Fellini; soggetto e sceneggiatura: F. Fellini, Bernardino Zapponi; fotografia: Giuseppe Rotunno; musica: Nino Rota; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Peter Gonzales, Fiona Florence [Luisa Alcini], Marne Maitland, Dante Cleri, Mimmo Poli, Anna Magnani; origine: Italia/Francia; produzione: Ultra Film, Les Productions Artistes Associées (Francia); durata: 119′.
«Prima d’ogni altra considerazione, credo si debba dire, a proposito di questo film, che se non è il più bello in assoluto (almeno, la cosa è opinabile) è di certo il più “inevitabile” film di Fellini. Un film che, un giorno o l’altro, egli doveva fare fatalmente, credo, così come 8 e mezzo o La dolce vita (vale a dire due film sulla impossibilità di raccontare, per immagini o per iscritto). In effetti Roma è una sorta di compendio dei rapporti di Fellini con l'”esterno”, con il “resto” del mondo. Un mondo che inizia a Rimini, si ferma per poco tempo a Firenze, e si rivela e si conclude a Roma. Tutta la vita e la carriera di Fellini sono legate, in modo schiacciante, alla sua scelta di approdare a Roma poco più che adolescente, e di affrontarvi in modo vago (gli piacevano i giornalisti dei film americani, con il cappello calcato all’indietro e la risposta pronta) ma perentorio la vita da adulto» (Claudio G. Fava).
Versione restaurata nel 2005 dalla Cineteca Nazionale con il contributo della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Roma, in collaborazione con la Titanus
giovedì 30
ore 17.00
Roma città aperta (replica)
ore 19.00
L’onorevole Angelina (replica)
ore 21.00
… correva l’anno di grazia 1870 (1971)
Regia: Alfredo Giannetti; soggetto e sceneggiatura: A. Giannetti; collaborazione alla sceneggiatura: Bendicò, Giuseppe Mangione; fotografia: Leonida Borboni; musica: Ennio Morricone; montaggio: Renato Cinquini; interpreti: Anna Magnani, Marcello Mastroianni, Mario Carotenuto, Osvaldo Ruggeri, Duilio Cruciani, Aldo Cecconi; origine: Italia; produzione: Garden Cinematografica, Excelsior 151, Rai Radiotelevisione Italiana; durata: 110′.
«È uno dei film televisivi scritti e diretti da Giannetti appositamente per Anna Magnani. Il suo personaggio è ancora una volta quello di una appassionata e coraggiosa popolana, Teresa, il cui marito, Augusto, giace malato nelle prigioni dello Stato pontificio, perché patriota oppositore del potere temporale della Chiesa. Con la breccia di Porta Pia, Roma torna italiana e i prigionieri politici vengono liberati: Augusto è però già in fin di vita e muore tra le braccia di Teresa che gli descrive commossa l’arrivo dei piemontesi in città» (Farinotti).