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Cinema Trevi: Figure del femminile tra Cinema e Psicoanalisi. Il cinema di Antonio Pietrangeli
20 Marzo 2010 - 20 Marzo 2010
Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2010 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema della femminilità, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.
 
ore 17.00
Il sole negli occhi (1953)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto: A. Pietrangeli, con la collaborazione di Lucio Battistrada, Ugo Pirro, Suso Cecchi d’Amico; fotografia: Domenico Scala; scenografia: Gianni Polidori; musica: Franco Mannino; montaggio: Eraldo da Roma; interpreti: Gabriele Ferzetti, Irene Galter, Scilla Vannucci, Anna Maria Dossena, Pina Bottin, Paolo Stoppa; origine: Italia; produzione: Film Costellazione, Titanus; durata: 98′
Una contadina arriva a Roma per fare la domestica e la vita non le regala grandi soddisfazioni. Si innamora di un idraulico, ma la loro relazione non dura. Non le rimane che la luce del figlio che ha in grembo. «Un film di un giovane, e un film semplice, lineare, sentito, forse fin troppo semplice, per molti palati soliti a ben altro. Ma c’è una deliberata e decisa coerenza, in questo Pietrangeli che delinea un suo soggetto, ne sviluppa una sua sceneggiatura, e giunge alla regia di ogni inquadratura ben sapendo, istante per istante, che cosa dovrà trarne. Se il giovane regista avesse dedicato le sue molteplici fatiche a una vicenda più corposa e più appariscente, ne avrebbe forse composto un film di non minore valore, ma di un più vasto e sicuro successo. Si è imposto, invece, un tema di tutti i giorni, quasi in grigio, scegliendo a sua eroina una giovane servetta, in una modestia che si risolve in orgoglio. Forse non saranno molti, a riconoscere le sue orgogliose ambizioni sotto una veste, apparentemente, tanto modesta; ma quei non molti potranno apprezzare e gustare una regia meditata, coerente, sensibile. Ciò è talmente raro da doversi additare, sopratutto in un esordiente» (Gromo).
 
ore 18.45
Adua e le compagne (1960)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto: Ruggero Maccari, Ettore Scola, A. Pietrangeli; sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola, A. Pietrangeli, Tullio Pinelli; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Luigi Scaccianoce; costumi: Danilo Donati; musica: Piero Piccioni; interpreti: Simone Signoret, Sandra Milo, Emanuelle Riva, Gina Rovere, Claudio Gora, Ivo Garrani; origine: Italia; produzione: Zebra Film; durata: 106′
Entrata in vigore la legge Merlin, Adua e le compagne decidono di proseguire il “mestiere” clandestinamente, dietro la facciata di una trattoria fuori città. Costituiscono una società e rilevano una cascina di campagna, che puliscono e sistemano riscoprendo la semplicità di una vita “normale”. Ma il passato non si può cancellare… «e per poter fare strada delle povere donne come loro non possono fare a meno di rivolgersi a protezioni e ad appoggi che in definitiva le conducono di nuovo alla rovina. Una tesi polemica, dunque, che la regia ha risolto spesso con mano ferma e sicura disegnandoci con buona intuizione psicologica i caratteri delle quattro protagoniste e risolvendo non di rado le situazioni drammatiche che le hanno al centro con piglio forte e risoluto, felice nell’evocare i climi affannosi e drammatici e felice, soprattutto, nell’alternarli, con tranquilla misura, a climi se non propriamente comici almeno amabilmente umoristici» (Rondi).
Vietato ai minori di anni 16
 
ore 20.45
Relazione della psicanalista Carla Dugo Visco e incontro moderato da Fabio Castriota con Ettore Scola
 
a seguire
Io la conoscevo bene (1965)
Regia: Antonio Pietrangeli; soggetto e sceneggiatura: A. Pietrangeli, Ruggero Maccari, Ettore Scola; fotografia: Armando Nannuzzi; musica: Piero Piccioni; montaggio: Franco Fraticelli; scenografia e costumi: Maurizio Chiari; interpreti: Stefania Sandrelli, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Robert Hoffmann, Jean-Claude Brialy, Joachin Fuchsberger; origine: Italia/Francia/Germania; produzione: Ultra Film, Le Film du Siècle, Roxy Film; durata: 125′
«Ecco Adriana, una bella ragazza scappata a Roma dal Pistoiese. Ha cominciato come domestica, e se sulle prime s’è dovuta difendere dal lattaio, presto le barriere del pudore contadino hanno ceduto di fronte al mito degli amori romanzeschi coltivato da fumetti e canzoni. A poco a poco Adriana scivola, diviene come un oggetto, passa da un uomo all’altro con la stessa indifferenza con cui cambia mestiere. Parrucchiera, maschera in un cinema, cassiera in un bowling, la sua vita è una collezione di cotte per tipi che le sembrano meravigliosi, di passive accettazioni di maneschi dongiovanni, di umiliazioni che appena ne scalfiscono la vergogna. Amica del sole e del neon, fanatica del giradischi, vive alla giornata senza nemmeno la tagliente ambizione dell’arrivista; ma ogniqualvolta le si schiude un orizzonte, si consegna tutta intera alla speranza d’un grande futuro. […] Probabilmente questo è il più bel film che ci abbia dato sinora Antonio Pietrangeli. Non è nato improvviso: oggi si vede, guardando a ritroso, che quasi tutti i suoi ritratti di donna (da Il sole negli occhi a Nata di marzo, da Adua e le compagne a La parmigiana e alla Visita) preludevano ad Adriana, e anticipavano qualche sua componente psicologica, prima fra tutte quella tensione a collocarsi in un paesaggio più largo. Ora soltanto, però, il personaggio è giunto a completa maturazione, e Pietrangeli (coadiuvato per il soggetto e la sceneggiatura da Maccari e Scola) è riuscito a proporcelo in tutta la sua ricchezza di motivi come amarissimo simbolo d’una moderna condizione morale e sociale» (Grazzini).
Vietato ai minori di anni 14 – Ingresso gratuito

 

 

Date di programmazione