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Cinema Trevi: Figure del femminile tra Cinema e Psicoanalisi. Alle 21.00 incontro con R. Faenza
16 Ottobre 2010 - 16 Ottobre 2010
Psicoanalisi e Cinema hanno molto in comune: sono nate nello stesso periodo, hanno avuto nel secolo appena finito un enorme sviluppo e diffusione continuando ad influenzare, con la loro ricerca sull’uomo e le sue dinamiche profonde, il mondo della cultura, della scienza e dell’arte. Anche se il cinema non ha alcun presupposto terapeutico, alcuni aspetti della sua indagine e la sua capacità di stimolare e portare alla coscienza, all’interno di un contenitore artistico, dei nuclei attivi nel profondo della psiche fanno sì che sviluppare un confronto su alcuni temi può essere utile e stimolante. I film hanno d’altronde modalità espressive affini a quelle dei sogni e dell’immaginario, utilizzando quel registro iconico su cui la Psicoanalisi indaga come livello di simbolizzazione sulla strada della rappresentazione e della pensabilità. Partendo da questo interesse, il Centro Sperimentale di Cinematografia organizza, col patrocinio della SPI (Società Psicoanalitica Italiana) una serie d’incontri mensili, nella giornata di sabato, centrati sul rapporto tra il Cinema e la Psicoanalisi e sugli aspetti che la visione di un film può approfondire. In queste serate di volta in volta uno psicoanalista proporrà una breve relazione, dopo la proiezione dell’ultimo film selezionato, aperta alla discussione con autori/attori/critici cinematografici e col pubblico. Nel 2010 i film presentati e gli spunti di riflessione proposti vertono intorno ad un percorso che attraversa il tema della femminilità, sia sul versante cinematografico che su quello psicoanalitico e, più in generale, culturale.
 
ore 17.00
Marianna Ucrìa (1997)
Regia: Roberto Faenza; soggetto: tratto liberamente dal romanzo La lunga vita di Marianna Ucrìa di Dacia Maraini; sceneggiatura: R. Faenza, Sandro Petraglia; fotografia: Tonino Delli Colli; scenografia e costumi: Danilo Donati; musica: Franco Piersanti; montaggio: Roberto Perpignani; interpreti: Emmanuelle Laborit, Roberto Herlitzka, Laura Morante, Eva Grieco, Laura Betti, Bernard Giraudeau; origine: Italia; produzione: Cecchi Gori Group – Tiger Cinematografica; durata: 105′
«Palermo, 1743. Un bambino viene portato alla forca: lo impiccano perché ha rubato nella casa del barone di cui era servitore, perché ha ucciso il cane prediletto del padrone. Tra gli aristocratici eleganti che assistono all’impiccagione come a uno spettacolo crudele o come a una cerimonia di giustizia, soltanto una bambina appare inorridita: è Marianna Ucria, piccola sordomuta, accompagnata lì dal nonno nella speranza vana che il trauma le restituisca la parola perduta a causa di un altro trauma, lo stupro subito da parte d’uno zio. Così, sin dall’inizio di Marianna Ucria di Roberto Faenza, liberamente tratto dal romanzo di Dacia Maraini La lunga vita di Marianna Ucria (editore Rizzoli), si pongono le intenzioni dell’autore: raccontare la storia d’una donna, di un’epoca, di una classe e di un’isola diversa da tutte, in un film di alta qualità produttiva che aspira al pubblico internazionale» (Tornabuoni).
 
ore 19.00
Prendimi l’anima (2003)
Regia: Roberto Faenza; soggetto e sceneggiatura: Giampiero Rigosi, Elda Ferri, Alessandro Defilippi, Gianni Arduini, R. Faenza, Hugh Fleetwood; fotografia: Maurizio Calvesi; scenografia: Giantito Burchiellaro; costumi: Francesca Sartori, Serghei Strucioy; musica: Andrea Guerra; montaggio: Massimo Fiocchi; origine: Italia/Francia/Gran Bretagna; produzione: Jean Vigo Italia, Les Film du Centaure, Cowboy Films, in collaborazione con Medusa Film, Leandro Burgay Editore; durata: 102′
«Prendimi l’animaè centrato sul legame tra Jung e Sabina Spielrein, che fu la prima persona con gravi disturbi mentali curata dal grande allievo di Freud con i metodi freudiani dell’analisi dei sogni e delle libere associazioni, in un ospedale psichiatrico, il Burghölzli, che usava invece sistemi violentemente repressivi. La paziente s’innamorò del medico e il medico della paziente (transfert, controtransfert): ma Jung non volle rinunciare per lei alla propria famiglia, né alla propria rispettabilità sociale e, con un comportamento classico nel passato e spesso nel presente, pose fine alla relazione, mentre Freud indirizzò la ragazza esclusivamente agli studi. Il film è molto interessante e ben fatto. Magari la verità storica non viene sempre rispettata, magari il poliziotto di Stalin appare un po’ burattinesco: ma sono bellissime le scene d’amore, la grande scena di massa alla stazione di Rostov con sovietici e tedeschi che alternativamente si fronteggiano, l’alto livello internazionale della realizzazione» (Tornabuoni).
 
ore 21.00
Relazione della psicanalista Anna Nicolò e incontro moderato da Fabio Castriota con Roberto Faenza
 
a seguire
Il caso dell’infedele Klara (2009)
Regia: Roberto Faenza; soggetto: dal romanzo Případ nevěrné Klárydi Michal Viewegh; sceneggiatura: R. Faenza, Maite Carpio, Marzio Casa, con la collaborazione di Valentina Leotta, Hugh Fleetwood; fotografia: Maurizio Calvesi; scenografia: Francesco Frigeri; costumi: Grazia Materia; musica: Giovanni Venosta, Megahertz; montaggio: Massimo Fiocchi; origine: Italia; produzione: Jean Vigo Italia, Medusa Film; durata: 100′
«Una duplicità fluttua su tutto il film. La coppia protagonista (il bravo musicista Santamaria, la Chiatti studentessa universitaria) è italiana, la città dove vive è Praga […] : in loro le due culture si sommano e confondono, se la passione gelosa è italiana la diffidenza e il mistero sono praghesi. Il protagonista geloso è sicuro di essere guarito dalla sua ossessione proprio quando essa di nuovo insorge è lo smentisce. Il direttore dell’agenzia investigativa al quale il musicista ha affidato la sorveglianza della eventuale infedele diventa a sua volta geloso. La ragazza sospettata e fedele è tentata dall’infedeltà. Le tre donne del film sono simili: bionde, pettinate e vestite nello stesso modo, vogliono forse dire che ogni donna amata è inseparabile dalla gelosia (Laura Chiatti, così bella quando è nuda, è in vantaggio). Il caso dell’infedele Klara è un grande film-trappola, semplice e insieme estremamente raffinato, commedia di dolore benissimo condotta. In più, la produzione di Elda Ferri lo rende impeccabile, senza un difetto né una distrazione, perfetto» (Tornabuoni).
Per gentile concessione di Medusa Film – Ingresso gratuito

 

Date di programmazione