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Cinema muto, che passione!
25 Marzo 2012 - 25 Marzo 2012
La Cineteca Nazionale dedica un appuntamento mensile al cinema muto con la proposta di grandi classici, spesso in copie restaurate, così da allargare i confini della visione e tornare alle origini, alla sintassi. Per riscoprire la magia del cinema allo stato puro, l’essenza della creazione artistica, quando ogni soluzione equivaleva a un’invenzione. Parafrasando il pensiero di Gino De Dominicis sull’arte contemporanea – «Oggi, tra i tanti “rovesciamenti” si perpetua anche nell’arte una percezione del tempo rovesciata; l’arte e gli artisti contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo dopo tutto ciò che li precede, dovrebbero sapere di essere più antichi» -, la vera modernità, intesa come scoperta e innovazione, risiede proprio nelle origini.
 
ore 21.15
La serpe (1920)
Regia: Roberto Roberti; soggetto: Sandro Salvini, Vittorio Bianchi; sceneggiatura: V. Bianchi; fotografia: Alberto Carta; scenografia: Alfredo Manzi; interpreti: Francesca Bertini, S. Salvini, Emma Farnesi, V. Bianchi, Duilio Marrazzi, Raoul Maillard; origine: Italia; produzione: Caesar Film, Bertini Film, durata: 45′
«Classico melodramma messo a punto dalla solita équipe (regista, sceneggiatore, operatore, scenografo) che alla Caesar è addetta ad alimentare l’aura divistica di Francesca Bertini. Al personaggio di bellezza fatale che la “prima donna” della Casa sta costruendo film dopo film ben si addice l’immagine allegorica che è al centro di questo racconto, quello della donna-serpe, che prima incanta e poi divora le proprie vittime. Peccato che l’idea su cui si basa questa volta il racconto sia in sostanza un equivoco abbastanza improbabile: la sicurezza (acquisita come?, non si sa), che matura nelle mente di una ragazza dal nome fascinoso (Naia), ma tanto selvaggia da meritare il nomignolo di serpe, che il compositore Mario Sirchi sia colpevole della morte del padre di lei e della sorellastra Adonella. Il poveretto è invece innocente […]. Ci sono, insomma, tutti gli ingredienti tipici di un genere (il cinema in frac) che mostra ormai la corda, nella descrizione di personaggi, sentimenti e ambienti totalmente estranei alla realtà di tutti i giorni, con giovanotti nullafacenti, donne voluttuose e maturi ganimedi in marsina che ne accontentano ogni capriccio. Nelle mani del suo più fedele servitore, il regista Roberti, la “diva” spadroneggia dall’inizio alla fine in una serie di primi piani, che la colgono prima giovanetta immersa nei piaceri della campagna (dove il padre, che non l’ha riconosciuta, l’ha relegata), poi promossa improvvisamente dama del gran mondo, vestita con toilettes di sarti alla moda e valorizzata, nel suo eterno cipiglio, dai violenti effetti chiaroscurali e cromatici abilmente scelti per lei da Alberto Carta. Il personaggio, nel suo adeguarsi ai vari passaggi dell’artificiosa vicenda in cui è immesso (rimanendo fra le quinte nella prima parte, e irrompendo in primo piano solo nella seconda) sprigiona comunque una certa decadente suggestione» (Bernardini).
Il film è stato presentato alle Giornate del Cinema Muto di Pordenone 2011.
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale
Accompagnamento musicale del M° Antonio Coppola

 

 

Date di programmazione