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Carmelo Bene
31 Agosto 2011 - 31 Agosto 2011

Retrospettiva “Orizzonti 1960-1978”. Festival di Venezia 2011
Proiezione il 31 agosto alle 17.00 in Sala Perla, con replica l’8 settembre, alle 14.00, sempre in Sala Perla.
 

Bis di Paolo Brunatto (1967, cm)
Il canto d’amore di Alfred Prufrock D’Alessandria (1967, cm)
Hermitage di Carmelo Bene (1968, cm)
 
Carmelo Bene lo definì una prova per le luci, in preparazione del suo film d’esordio, Nostra Signora dei Turchi, ma Hermitage contiene in nuce tutto il cinema del geniale artista pugliese. Il suo talento ha modo di dispiegarsi completamente nello spazio ristretto della stanza n. 805 dell’Hotel Hermitage, a Roma, trasformata in un improbabile set cinematografico, ma in realtà un terreno di conquista del solipsismo beniano. Il corpo debordante di Carmelo Bene si trasforma in corpo cinematico con una serie di performance (dormire, vestirsi, scrivere, specchiarsi) che non hanno più alcun connotato reale, come se il mondo fosse stato cancellato, e non rimangono che quel corpo e quella voce, che divaga nella Storia, fra citazioni e autocitazioni, finché la presenza-assenza di una sconosciuta nella stanza n. 804 introduce una variante nel gioco egocentrico. Con apocalittiche affermazioni: «Ieri come oggi. Prendere dieci in storia per far contenta sua madre, o uccidere sua madre per far contenta la Storia…», che preludono a un definitivo «Basta! È finita con chi mi vuole bene». Senza speranze…
Il testo di Eliot viene letto, interpretato, manipolato dalla voce dell’artista pugliese, il cui accento anticipa quello di Volonté in Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto e ben si sposa con le distorsioni sonore prodotte da Luciano Berio, che fanno da contrappunto più che da semplice sottofondo: vocalizzi, cigolii, suoni stridenti, voci umane-inumane. Il regista, qui anche attore, insegue immagini non meno dissonanti.
La voce di Carmelo Bene è protagonista assoluta de Il canto d’amore di Alfred Prufrock, saggio di diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Nico D’Alessandria, il regista dell’indimenticabile L’imperatore di Roma, il cui motto preferito, «questo cinema va distrutto!», sarebbe piaciuto allo stesso Bene.
L’omaggio a Carmelo Bene si conclude con Bis di Paolo Brunatto che, insieme a Mario Masini (poi autore della fotografia dei film di Bene), filmano le prove del primo atto dello spettacolo Il rosa e il nero, tratto da Lewis, nell’appartamento di Maria Monti a vicolo del Cinque a Trastevere (frequentato anche dal Living Theatre). Nel film compaiono Sylvano Bussotti, Aldo Braibanti, Vittorio Gelmetti e il cantautore Silvano Spadaccino. L’arte di Bene è qui racchiusa in una frase: «Non si può continuare a prostituire l’idea di teatro, che vale soltanto per un legame magico, atroce, con la realtà».

Date di programmazione