Avanti a lui tremava tutto il cinema: Carmine Gallone
03 Aprile 2018 - 08 Aprile 2018
Definito il “De Mille italiano” per il fasto spettacolare delle sue produzioni, fu considerato il decano dei registi italiani poiché aveva esordito nella regia cinematografica nel 1913, con Il bacio di Cirano, ed è passato alla storia per essere stato il regista di Scipione l’Africano, il kolossal dell’epoca fascista. Come ha scritto Pasquale Iaccio nel suo volume Non solo Scipione. Il cinema di Carmine Gallone: «Ma Gallone, a cui fino ad oggi la storia del cinema e la storia senza aggettivi hanno dedicato scarsa attenzione, è un personaggio che non si può liquidare con una semplice etichetta. È un cineasta (sarebbe più esatto dire un uomo di cultura e di spettacolo) che condusse una lunghissima, e spesso fortunata, carriera artistica, cominciata ben prima dell’avvento del fascismo e continuata ben oltre la caduta del regime. Ha all’attivo più di un centinaio di film, […] divisi tra il periodo del muto e il sonoro. Per non parlare dei tanti documentari che girò all’inizio e che sono, per la gran parte, ancora dispersi. Fu anche giornalista, autore teatrale, teorico del cinema, produttore e supervisore di film. Un aspetto, ancora poco considerato della sua attività nel campo dello spettacolo, fu la capacità di portare a termine coproduzioni internazionali che gli derivava dalla sua precoce esperienza di lavoro nelle cinematografie di mezza Europa. Ben pochi registi italiani possono vantare una vastità di interessi, un’esperienza e una duttilità come quelle dimostrate da Gallone nel destreggiarsi, con rara perizia e spesso a un livello più che dignitoso, nelle molte stagioni del cinema italiano, dagli Anni Dieci agli Anni Sessanta».
A quarantacinque anni dalla morte di Gallone (18 settembre 1886-4 aprile 1973) la Cineteca Nazionale gli rende omaggio con una breve, ma significativa rassegna.
martedì 3
ore 17.00 Fior di male di Carmine Gallone (1915, 62′)
Lyda ha avuto un’infanzia e un’adolescenza difficile, nelle mani di una megera che l’ha sfruttata mandandola sul marciapiede. Rimasta incinta, abbandona il figlio e fugge alla polizia che la sta per arrestare. Raccolta da un vecchio conte, trova un lavoro onesto e conquista la fiducia dei suoi datori di lavoro. Il conte sul punto di morte la adotta e, alla sua morte, Lyda va a vivere nella casa che ormai è sua insieme a Cecyl, un’orfana che lei ama come una sorella. Le due ragazze si innamorano entrambe di un giovane che hanno salvato da un incidente, ma Lyda si tira indietro, lasciando che Cecyl e il giovane si sposino. Una notte, nella casa, penetra un ladro: da una cicatrice, Lyda capisce che il ragazzo è il figlio che lei ha abbandonato. «Messi da parte Sorrento e le sue coste, con Fior di male Gallone mette in scena una storia ideata e sceneggiata da Nino Oxilia espressamente per Lyda Borelli. […] Il film ha un successo eccezionale, i critici non si stancano di lodare l’interprete, mentre nei cinematografi si fa la coda per accaparrarsi un posto» (Iaccio).
ore 18.30 Gli ultimi giorni di Pompei di Carmine Gallone, Amleto Palermi (1926, 181′)
«Nel 1926 il G. subentrò ad A. Palermi nella regia di Gli ultimi giorni di Pompei, ennesima trasposizione del romanzo di E.G. Bulwer-Lytton, ultimo esempio di kolossal nell’accezione tradizionale, e di fatto ormai ampiamente superata, propria del cinema italiano dell’epoca del muto. La recitazione ampollosa, grottesca nella sua magniloquenza, la quasi assoluta mancanza di movimenti di macchina, le scenografie eccessive e teatrali portarono il film a un fallimento che, per il costo esorbitante della lavorazione (7 milioni di lire), segnò una storica débâcle finanziaria. Gli ultimi giorni di Pompei rappresentò l’addio del cinema italiano, ormai sommerso dalla crisi, ai sogni di grandezza, e concluse il primo ciclo dell’attività cinematografica del Gallone» (Del Monaco).
mercoledì 4
ore 17.00 Scipione l’Africano di Carmine Gallone (1937, 114′)
Dopo la disfatta di Canne, nel 208 a.C. il senato romano affida a Publio Cornelio Scipione il compito di combattere Cartagine sulla terra africana. Con l’aiuto di Massinissa, Scipione sconfigge Annibale a Zama. Scipione l’Africano doveva rappresentare agli occhi del regime la glorificazione del progetto imperiale di Mussolini, realizzando un perfetto parallelismo tra impero romano e impero fascista.
ore 19.00 Melodie eterne di Carmine Gallone (1940, 87′)
«L’attività di Gallone in questo periodo sembra non conoscere soste: […] ecco un ennesimo exploit musical-biografico, questa volta dedicato a Mozart, di cui si ritraccia la vicenda umana, il bambino prodigio, i suoi amori con le sorelle Weber, gli intrighi dei colleghi, la sua morte in età ancora giovanile» (Iaccio). Con Gino Cervi, Conchita Montenegro, Luisella Beghi, Maria Jacobini, Jone Salinas, Luigi Pavese, Paolo Stoppa, Lauro Gazzolo, Claudio Gora.
ore 20.30 Odessa in fiamme di Carmine Gallone (1942, 89′)
Una celebre cantante per distrarsi dai dispiaceri che le procura il marito infedele, abbandona temporaneamente la sua casa a Chisinau, per recarsi in campagna. Alla notizia dell’invasione della città da parte dei russi, essa ritorna precipitosamente per salvare il suo bambino. Ma è troppo tardi, il bambino è stato trasportato a Odessa ed ella stessa sarebbe imprigionata se non intervenisse un commissario del popolo da tempo innamorato della cantante, il quale le offre la possibilità di restare indisturbata, e forse di poter ritrovare il bambino, purché acconsenta a cantare per i sovietici. «Gallone ha diretto questa storia rilevandone accentuatamente gli effetti grossi e facili e marcandone i contrasti. Ma, oltre al fatto di esaltare il magnifico contributo delle armi romene alla lotta antibolscevica, il film ci interessa per un altro verso: esso è l’indice di un chiaro indirizzo della politica produttiva del cinema romeno verso l’Italia. Il film, infatti, è stato prodotto dall’Ufficio Cinematografico Romeno in collaborazione con una società rumena, diretto da un nostro regista e interpretato in parte da attori italiani» (De Feo).
giovedì 5
ore 16.00 Il trovatore di Carmine Gallone (1949, 102′)
Una zingara, accusata di stregoneria, viene arsa sul rogo per ordine del conte di Luna. Azucena, la figlia della donna, per vendicarsi rapisce uno dei due bambini del conte, con il proposito di farlo morire tra le fiamme. Però, per un caso fortuito, a morire è il suo bambino. Il figlio del conte, Manrico, creduto figlio di Azucena, cresce tra gli zingari; ma a vent’anni chiede alla madre il permesso di partire per girare il mondo, armato soltanto di una spada e il suo liuto. Durante i suoi pellegrinaggi salva la vita a Leonora, la dama di compagnia della regina, e se ne innamora. Portato a corte, Manrico si fa notare per la sua prestanza fisica e per le doti canore, destando la gelosia del giovane conte di Luna, suo fratello minore, che è da sempre innamorato di Leonora. Trasposizione cinematografica dell’omonima opera di Giuseppe Verdi con Gianna Pederzini, Vittoria Colonnello, Gino Sinimberghi, Enzo Mascherini, Enrico Formichi.
ore 18.00 Avanti a lui tremava tutta Roma di Carmine Gallone (1946, 116′)
«Nella Roma del 1944, prima dell’arrivo degli Alleati, la messinscena di Tosca di G. Puccini s’intreccia con una vicenda di drammatica attualità: il tenore (G. Sinimberghi) che fa Cavaradossi canta in stato di arresto per aver nascosto in casa un paracadutista inglese. Al momento della fucilazione (vera) è salvato da Floria Tosca (A. Magnani, doppiata dal canto di Renata Tebaldi) e dai macchinisti del teatro. La sceneggiatura di G. Gherardi e G. Cataldo fa un po’ acqua, ma il robusto mestiere di C. Gallone, re del cinema popolare dell’epoca, guida la storia sino all’attesa lieta fine. 5° posto negli incassi della stagione 1946-47» (Morandini).
ore 20.00 Harlem di Carmine Gallone (1943, 86′)
«Turgido mix fra noir, mélo, feuilleton e film di boxe, sceneggiato da Sergio Amidei ed Emilio Cecchi e fortemente voluto da Luigi Freddi per stigmatizzare la società e la cultura americane» (Canova).
venerdì 6
ore 17.00 La forza del destino di Carmine Gallone (1950, 103′)
«Involontario responsabile della morte del padre dell’amata Leonora (Corradi), don Alvaro (Sinimberghi) deve fuggire inseguito da don Carlos (Gobbi): lei si ritira in convento, lui entra nell’ esercito spagnolo […]. Il migliore dei film-opera di Gallone» (Mereghetti).
ore 19.00 Messalina di Carmine Gallone (1951, 110′)
«Dissoluta e disinibita, Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, cerca di mettere sul trono un gladiatore suo amante. Colosso storico girato in economia da un Gallone ancora in gamba, almeno nelle scene spettacolari» (Morandini).
ore 21.00 Cartagine in fiamme di Carmine Gallone (1959, 110′)
«Utilizzando il romanzo di Emilio Salgari che fu già alla base di Cabiria, Gallone “ha voluto creare un film alla De Mille – dice Alberto Albertazzi (“Intermezzo”, 12 maggio 1960) – e in buona parte è riuscito”. Ed infatti l’intento è proprio questo, se si pensa che per raccontare le avventure di Airam (quello che in Cabiria è Fulvio Axilla, secondo il nome datogli da D’Annunzio), l’eroe salvatore di Fulvia/Cabiria dal Moloch, Gallone non si risparmia: uno smagliante technicolor, il suono stereofonico, il supertechnirama. Su “Schermi” (n. 21, marzo 1960), il recensore lo sbriga in due righe: “Emilio Salgari visto da un dannunziano su grande schermo e a colori”. Ma è un giudizio sgarbato e altezzoso; Cartagine in fiamme possiede un senso spettacolare che in Gallone non ha mai fatto difetto e non ha assolutamente niente da invidiare a quanto De Mille ed i suoi epigoni, magari con mezzi dieci volte superiori, hanno sfornato dagli studios di Hollywood» (Iaccio).
sabato 7
ore 17.00 Tosca di Carmine Gallone (1956, 111′)
«Ultimo dei film-opera di Gallone, Tosca ne realizza la massima aspirazione di cinematograficità con riprese tutte in ambienti reali della Roma papalina e barocca. La spettacolarizzazione è garantita dal colore e dal Cinemascope, ma, a parte i due attori Franca Duval e Afro Guelfi, gli altri sono tutti cantanti lirici. Umberto Tani (“Intermezzo”, 30 settembre 1956), pur rilevando l’accuratezza della realizzazione, non può sottacere la carenza di molti dei requisiti necessari ad un lavoro ideato e allestito per lo schermo; ma nel suo genere, può essere apprezzato» (Iaccio).
ore 19.00 Casa Ricordi di Carmine Gallone (1954, 127′)
Cavalcata lunga un secolo, l’Ottocento, della più famosa casa di edizioni musicali, dalla fondazione a Milano in era napoleonica fino al primo Novecento con Puccini. Proprio attraverso Verdi la vicenda di Casa Ricordi si intreccia con il Risorgimento. Prodotto dalla stessa Ricordi per celebrare i 150 anni della ditta, il film vanta un cast di prima grandezza: Fosco Giachetti è Verdi, Paolo Stoppa è Giovanni Ricordi e Marcello Mastroianni interpreta il tormentato Donizetti. Scenografia di Mario Chiari e Beni Montresor.
ore 21.15 Carmen di Trastevere di Carmine Gallone (1962, 84′)
«Carmen qui canta nelle trattorie romane, s’innamora di un agente di pubblica sicurezza e poi, rimasta felicemente vedova d’un avanzo di galera, s’invaghisce di un bulletto aspirante campione motociclista. Le piace vivere libera, ballare, cantare e fare all’amore. […] Evviva allora Giovanna Ralli che sul letto disfatto, ancora caldo, afferra la chitarra e canta (eh sì, canta) gli auguri a Gallone. Mentre Jacques Charrier sta a guardare. Applaudono, commosse, le folle, e il maestro Lavagnino scioglie i violini» (Grazzini).
domenica 8
ore 17.00 Don Camillo e l’onorevole Peppone di Carmine Gallone (1955, 85′)
«Don Camillo e Peppone sono al terzo film; l’attore francese era in dubbio se parteciparvi e, in luogo della firma di Duvivier, notiamo quella di Gallone. L’intento commerciale della produzione è dunque evidente. Tuttavia il pubblico gradisce la parola di Guareschi: una parola di sana genuinità, un crocchiante pane contadinesco ove, data la bontà della materia prima, poco importa il forno di cottura per garantirne sapore e fragranza» (Ojetti).
ore 18.30 Don Camillo monsignore… ma non troppo di Carmine Gallone (1961, 118′)
«”Perché ancora un film su Don Camillo e Peppone?” chiede il reporter de “La Fiera del Cinema” (settembre 1961). “Ma è semplice – risponde Carmine Gallone – questi due personaggi sono diventati ormai due maschere. Sono Arlecchino e Pantalone. Possono esprimere qualsiasi sentimento che rispecchia il carattere e la mentalità di una certa categoria di persone. Finora la politica è sempre stato lo sfondo delle loro imprese, ma queste due maschere sono ormai così individualizzate che potrebbero vivere anche autonomamente dalle lotte ideologiche che li oppongono”. Il nuovo episodio non si distacca molto dai precedenti, ma si accusa una certa prevedibilità nella vicenda. Fernandel e Gino Cervi restano impagabili. Il film incassò, nella stagione di grazia 1961-62, oltre un miliardo e cento milioni di lire» (Iaccio).
ore 20.45 La monaca di Monza di Carmine Gallone (1962, 100′)
«La dolorosa istoria di Virginia di Leyva, costretta a prendere i voti contro la sua volontà e che poi, divenuta superiora in un convento, s’innamora di un giovane, creando uno scandalo che costerà a lui la vita e per lei la fine in una cella murata, è stata dal dopoguerra in poi portata sullo schermo ben cinque volte: Raffaele Pacini, 1947; Eriprando Visconti, 1968; Bruno Mattei, 1980; Luciano Odorisio, 1986. Tra queste è da ricordare, come probabilmente la migliore di tutte, la versione di Gallone, interpretata da una trepida Giovanna Ralli, circondata da un cast che comprende il Gotha del cinema italiano del tempo. Il film ebbe una vasta diffusione e registrò ottimi incassi, anche se i recensori all’epoca lo ignorarono del tutto» (Iaccio).