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Alle 19.00 presentazione del quaderno “C’era una volta il 1912”
27 Gennaio 2013 - 27 Gennaio 2013

C’era una volta il 1912. La memoria del cinema nell’archivio della Cineteca Nazionale” è il titolo del quaderno che la Cineteca Nazionale dedica ad una’annata importante nella storia del cinema muto, un anno di grande fervore creativo, economico, produttivo e artistico. Nel 2012 la Cineteca Nazionale ha intrapreso un importante progetto di salvaguardia, ricognizione e sistemazione della collezione dei nitrati di cui il quaderno documenta i risultati. Un anno di lavoro dello staff dell’Archivio Film per garantire al cinema del 1912 e dintorni di sopravvivere e di esistere per gli spettatori attuali.

Il volume fornisce informazioni sul patrimonio filmico e approfondimenti sul materiale di recente scoperta e raccoglie focus su aspetti tecnici e metodologici, come il colore  e riflessioni sulle possibilità e le potenzialità del digitale nell’ambito dellaconservazione.
 
ore 19.00
Presentazione del volume C’era una volta il 1912. La memoria del cinema nell’archivio della Cineteca Nazionale, a cura di Francesca Persici, edito da Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale
 
a seguire
Cinema muto, che passione!
La Cineteca Nazionale dedica un appuntamento mensile al cinema muto con la proposta di grandi classici, spesso in copie restaurate, così da allargare i confini della visione e tornare alle origini, alla sintassi. Per riscoprire la magia del cinema allo stato puro, l’essenza della creazione artistica, quando ogni soluzione equivaleva a un’invenzione. Parafrasando il pensiero di Gino De Dominicis sull’arte contemporanea – «Oggi, tra i tanti “rovesciamenti” si perpetua anche nell’arte una percezione del tempo rovesciata; l’arte e gli artisti contemporanei infatti si considerano e sono considerati moderni, mentre venendo dopo tutto ciò che li precede, dovrebbero sapere di essere più antichi» -, la vera modernità, intesa come scoperta e innovazione, risiede proprio nelle origini.
 
ore 21.00
Quo Vadis? (1912)
Regia: Enrico Guazzoni; soggetto: dall’omonimo romanzo di Henryk Sienkiewicz; sceneggiatura: E. Guazzoni; fotografia: Alessandro Bona; scenografia: Camillo Innocenti; interpreti: Amleto Novelli, Lea Giunchi, Gustavo Serena, Amelia Cattaneo, Carlo Cattaneo, Bruto Castellani; origine: Italia; produzione: Cines; durata: 63′
«Il nobile Vinicio si innamora della giovane Licia e ottiene dall’amico Petronio, consigliere di Nerone, che l’imperatore la faccia rapire per poi consegnargliela come schiava. Ma l’erculeo Ursus, il fedele schiavo di Licia, sventa il rapimento della sua padrona e la nasconde nella suburra, in una comunità di cristiani. […] Il romanzo del polacco Henryk Sienkiewicz era all’epoca molto popolare: edito nel 1896, era stato subito tradotto in italiano da Federico Verdinois e pubblicato in appendice sul “Corriere di Napoli” nel corso del 1897, prima di essere edito in volume. […] Agli inizi del 1912, la Cines affidò al suo regista di punta Enrico Guazzoni la realizzazione della versione cinematografica del celebre romanzo, di cui aveva acquistato il diritto di trasposizione sullo schermo a una cifra altissima. Se gli eredi di Sienkiewicz pretesero una somma esosa e la Cines pagò senza esitazione, è perché il film che ne fu tratto era destinato a essere una superproduzione, un kolossal di quelli che dovevano letteralmente lasciare abbacinate le platee cinematografiche, fino ad allora abituate a vedere romanzi o opere teatrali condensati in una o due bobine. L’opera che ne risulterà rispetterà pienamente gli intenti. L’importanza maggiore di questa gigantesca macchina spettacolare è da connettere alla conquista d’uno spazio propriamente cinematografico. Guazzoni, nel comporre l’armonica struttura del film, si impone il problema della prospettiva, realizzando prevalentemente in esterni e non più sul palcoscenico, come fino ad allora si era fatto, le sue imponenti costruzioni. Nella sua Storia del cinema muto, Roberto Paolella riconosce al regista della Cines la perfetta conoscenza della scienza dei volumi, della logica della costruzione, al punto che certe sue inquadrature di portici, di cupole, di palazzi, di ville, teatri e fontane, sembrano mantenere intatto il prestigio della grande tradizione pittorica italiana» (Martinelli).
Didascalie in spagnolo – Accompagnamento musicale del M° Antonio Coppola

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