Alla Casa del Cinema, “Barbara Bouchet, la venere bionda”
04 Dicembre 2018 - 04 Dicembre 2018
Il lavoro gratifica. Non sono il tipo che sta
a casa a rimuginare su quanto sto
invecchiando ed è dura la vita. Mi piace
avere una ragione per alzarmi la mattina e lavorare.
a casa a rimuginare su quanto sto
invecchiando ed è dura la vita. Mi piace
avere una ragione per alzarmi la mattina e lavorare.
Barbara Bouchet
Stupenda. Di una bellezza sconvolgente. Bionda. Occhi azzurri. Un naso perfetto che tradisce insieme alla bocca e a un corpo scultoreo una “malizia di Venere”, come il personaggio da lei meravigliosamente impersonato, Nelly Bordon, nel capolavoro dileiano Milano calibro 9 (1972). Barbara Bouchet, pseudonimo di Bärbel Gutscher è figlia di un fotografo e cameraman ed è nata nella Cecoslovacchia occupata dai nazisti. Ben presto la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti d’America. Nel 1959 la già biondissima Barbara vince un concorso di bellezza. Comincia ad apparire in qualche piccolo programma televisivo e dopo piccole parti nel cinema hollywoodiano, a soli diciassette anni riesce a fare colpo su Otto Preminger, il quale le offre un contratto di sette anni come attrice, recitando a fianco a John Wayne e Kirk Douglas in film quali Prima vittoria (1965), Agente H.A.R.M. (1966). Diventa una star ma Barbara soffre troppo le costrizioni degli studios, dopo Casino Royale (1967) e Sweet Charity (1969), esordisce in Italia con lo stravagante pop Colpo rovente (1970) di Piero Zuffi, per poi proseguire con il grottesco di costume Non commettere atti impuri (1971) di Giulio Petroni, alternando thriller (La tarantola dal ventre nero, 1971, di Paolo Cavara, La dama rossa uccide sette volte, 1972, di Emilio P. Miraglia, Non si sevizia un paperino, 1972, di Lucio Fulci), drammatici (Valeria dentro e fuori, 1972, di Brunello Rondi, La badessa di Castro, 1974, di Armando Crispino, Per le antiche scale, 1975, di Mauro Bolognini) e soprattutto molte commedie (La Calandria, 1972, di Pasquale Festa Campanile, L’anatra all’arancia, 1975, di Luciano Salce, La moglie in vacanza… l’amante in città, 1980 e Spaghetti a mezzanotte, 1982, di Sergio Martino…). Per tutto il decennio dei Settanta e parte degli Ottanta Barbara Bouchet è un’icona popolarissima. Dopo una parentesi nel mondo del fitness e della televisione, viene riscoperta da Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Eli Roth. Il cinema le riapre doverosamente le porte, ma Barbara non ha mai smesso di lavorare.
ore 16.15 Milano calibro 9 di Fernando Di Leo (1972, 100′)
«Finito in carcere per rapina, una volta uscito Ugo Piazza è accusato dal suo “capo” di aver nascosto una enorme somma di denaro. Per dimostrare la propria innocenza l’uomo torna a lavorare per lui. Una serie di circostanze fanno ricadere su Piazza la responsabilità di un altro “ammanco”» (Poppi-Pecorari). Grande prova di Gastone Moschin e di una sorprendente Barbara Bouchet.
a seguire incontro moderato da Andrea Schiavi con Barbara Bouchet