Al cinema Trevi “Luigi Magni, il cantore di Roma”
25 Ottobre 2018 - 28 Ottobre 2018
Su Luigi Magni, di cui ricorrono i novant’anni dalla nascita e i cinque dalla morte, pende il giudizio, o l’accusa, sulla monotonia del suo cinema, racchiuso nei confini della sua città natale. Senonché la Roma cantata da Magni, in innumerevoli variazioni sul tema, non è la Capitale dei nostri giorni, con i suoi atavici problemi, ma la Roma caput mundi e poi la Roma papalina, fino alla Roma città aperta. I confini, se confini ci sono, non sono geografici, ma storici perché Magni insegue l’attualità nel passato, convinto che la Storia si ripeta ciclicamente, che le lotte per la libertà abbiano sempre lo stesso profumo e i regimi le stesse regole e imposizioni. Classicamente moderno o forse così snob da ritrovare nelle strade di casa le risposte a tutti gli interrogativi della vita, con il gusto beffardo e pungente di un Pasquino metropolitano. «Se lo volete lo confesso: sono forse monotono, mi piace fare il film in costume, l’attore col tricorno in testa, l’elmo col pennacchio… Ma si dice anche degli scrittori che scriverebbero sempre lo stesso libro. Al più cambiano qualche virgola». Scorrendo la sua filmografia, come questa retrospettiva quasi completa consente, in verità ci sono incursioni fuori tema, digressioni, parentesi, citazioni. Non è solo una questione di sfumature: Magni è regista più raffinato di quanto possa apparire e più versatile di quanto lasci intendere. Con lui si rende omaggio alla moglie Lucia Mirisola, scomparsa nel 2017, straordinaria scenografa e costumista, sempre al suo fianco.
giovedì 25
ore 17.00 La Tosca di Luigi Magni (1973, 103′)
«Il 14 giugno 1800, giorno della battaglia di Marengo, il patriota lombardo Cesare Angelotti evade dal carcere di Castel Sant’Angelo e si rifugia, travestito da donna, nella chiesa di Sant’Andrea, dove il pittore Mario Cavaradossi, di malcelate tendenze giacobine, sta lavorando a un affresco. Costui, che è l’amante di Floria Tosca, cantante famosa, nasconde Angelotti in una casa di campagna. Sfruttando abilmente la gelosia di Tosca, il barone Scarpia, reggente della polizia pontificia, scopre il rifugio del patriota, che per non consegnarsi ai gendarmi si uccide. Per averlo protetto, Cavaradossi è arrestato e condannato a morte» (cinematografo.it).
ore 19.00 La via dei babbuini di Luigi Magni (1974, 105′)
«Fiorenza, giovane donna borghese, vive a Roma con il marito Orazio. Il matrimonio dei due è già abbastanza saturo, anche se non esteriormente sfasciato: tale situazione dipende tanto dalla voluta mancanza dei figli, quanto da elementi psicologici e sociali che i due coniugi percepiscono inconsciamente e diversamente. Fiorenza, accorsa a Massaua per assistere il padre, vecchio colonialista da lei neppure conosciuto, lo vede morire e seppellire. Rimasta sola, non ritorna in patria ma si lascia guidare dallo stravagante Getulio alla scoperta del mistero africano. Orazio, uomo colto ma affetto da infantilismo cronico, raggiunge la moglie e cerca di strapparla al continente che la sta quasi plagiando» (cinematografo.it).
ore 21.00 In nome del popolo sovrano di Luigi Magni (1976, 115′)
«Nel 1849, da Roma il Papa Pio IX è costretto a recarsi esule a Gaeta per l’avvento della Repubblica Romana. Pochi mesi dopo le truppe francesi del generale Oudinot e quelle austriache tentano di riprendere Roma, per imporre con la forza la restaurazione del potere temporale, che anche una parte dei cittadini, specie i nobili, vogliono vedere ripristinato. In casa del marchese Arquati, nobile papalino, vivono il figlio Eufemio, debole e timido, con la moglie Cristina, (che l’ha sposato costretta dalla famiglia), la figlia Giacinta e la serva-padrona Rosetta. Cristina, sostenitrice della repubblica, è diventata l’amante del capitano Giovanni Livraghi, rivoluzionario milanese, accorso in aiuto dei repubblicani, e grande amico del frate barnabita Ugo Bassi, contrario al potere temporale e sostenitore dei diritti del popolo, ma sempre fedele alla sua missione di sacerdote» (cinematografo.it).
venerdì 26
ore 17.00 Quelle strane occasioni di Luigi Comencini, Nanni Loy, Luigi Magni (1976, 110′)
«Italian Superman – L’esibizione della sua virilità in un “pornonight” di Amsterdam, consente all’italiano Giobatta, venditore di castagnaccio e lupini, di assaporare finalmente un po’ d’agiatezza economica. Quando sua moglie Piera, però, pretende di essere la sua partner, Giobatta si blocca.
Il cavalluccio svedese – Mentre sua moglie Giovanna e la figlia Paola sono fuori città, l’architetto Antonio Pecorari, assertore del fatto che la propria figlia debba arrivare illibata al matrimonio, cede alle grazie della svedese Cristina, figlia del suo carissimo amico Pieter. Scoprirà, dalla bocca della giovane che Giovanna è stata per tre mesi l’amante dell’amico.
L’ascensore – La giovane Donatella resta bloccata in ascensore con un maturo monsignore mentre il ferragosto ha svuotato il palazzo. Poiché va via la luce, il prelato ne approfitta, per poi spiegare alla ragazza, con una ipocrita dissertazione sul libero arbitrio, che nulla è accaduto di cui possano sentirsi colpevoli» (cinematografo.it).
ore 19.00 Signore e signori, buonanotte di Aa.Vv. (1976, 117′)
Durante il telegiornale giornaliero, vengono mandati in onda quattordici servizi di cronaca e malcostume, che mettono in risalto i più grandi problemi della società italiana. «Allora non piacque molto. Fracassone, pesante, goliardico. Invece il suo culto è cresciuto negli anni. È un delirante, vivissimo ritratto dell’Italia degli anni ’70 e di quella che sarebbe diventata negli anni ’80, a cominciare proprio dalla sua voce patronale, la tv» (Giusti).
ore 21.00 In nome del papa re di Luigi Magni (1977, 106′)
Paradossalmente In nome del Papa Re è il film sul ’77 che è mancato al cinema italiano, sulla ribellione giovanile, i rapporti padri-figli, l’uso della violenza come strumento di lotta, il conseguente disagio sociale, la strategia della tensione, e quanto altro. «Chi vuole difendere Magni, prendendo ad esempio gli animosi “bombaroli” del 1867? Gli “autonomi”? I cultori della P. 38? Chi è quel giudice ecclesiastico che, dopo avere scoperto, fra gli accusati, un suo figlio naturale, scopre anche la vera giustizia e si comporta e parla come farebbe oggi un aderente a “Magistratura Democratica”?» (Morandini).
sabato 27
ore 17.00 Arrivano i bersaglieri di Luigi Magni (1980, 119′)
«Roma, il 20 settembre 1870, cade sotto l’avanzata dei bersaglieri di La Marmora. Lo zuavo Don Alfonso dell’Aquila d’Aragona, ignaro che i papalini hanno innalzato la bandiera bianca, uccide il bersagliere Urbano, della nobile famiglia dei S.Agata, quindi, ferito, va a rifugiarsi proprio nella casa del principe Don Prospero di S.Agata. Nella casa patrizia vivono, oltre al principe, sua moglie Costanza, la principessina Olimpia, la domestica Nunziatina e lo zio di Costanza, il prelato Don Pietro. Don Prospero, fedele al potere temporale e apparentemente fanatico, accoglie il ferito Don Alfonso. Costanza, poi, gli riserva esplicite quanto illecite attenzioni. Ma nella stessa casa arriva il tenente Gustavo Martini, di Desenzano del Garda, militante nel 34º Reggimento Bersaglieri come Urbano, il quale, avendo assistito alla morte del commilitone, intende portarne notizia alla famiglia e, soprattutto, alla giovane Olimpia, di cui l’amico gli ha sempre parlato. Il bersagliere finisce per trovarsi di fronte all’assassino» (cinematografo.it).
ore 19.00 State buoni se potete di Luigi Magni (1983, 115′)
«Vita e opere caritatevoli, soprattutto dedicate all’infanzia abbandonata, di Filippo Neri (1515-95), fiorentino vissuto dal 1534 a Roma, dove si fece sacerdote a 36 anni, creatore dei Filippini, confidente e autorevole consigliere di cinque papi, in una città miserabile, ridotta a 30000 abitanti. Con la colta complicità di Bernardino Zapponi, Magni privilegia in Neri – canonizzato nel 1622 – lo zelo cristiano fatto di invidiabile buonumore e disprezzo delle mondanità. Più che film storico, pencola verso la commedia musicale con le canzoni scritte da Angelo Branduardi. Godibili l’Ignazio di Loyola di Leroy, Sisto V di Adorf, il diavolo calderaro di Montagnani, il garbo di Dorelli che fa un Neri alla Crosby (La mia via). La sequenza in cui si siedono – tutti stinchi di santo spagnoli – Teresa d’Avila, Giovanni della Croce e Ignazio di Loyola ricorda Buñuel di La via lattea» (Morandini).
ore 21.00 Secondo Ponzio Pilato di Luigi Magni (1987, 109′) 17/11/2012
«Crocifisso Gesù, Ponzio Pilato decide che la condanna di quell’innocente deve ricadere su chi l’ha decretata. Chiede a Tiberio imperatore di essere decapitato. Guidato dal vecchio complice, N. Manfredi fa un Pilato ciociaro, scettico e pigro, in un film serio, interessante e persino coraggioso. La parte storica è ineccepibile, il resto meno» (Morandini).
domenica 28
ore 17.00 ‘O re di Luigi Magni (1989, 110′)
«Nei nove anni trascorsi a Roma dopo il suo allontanamento da Napoli, Francesco di Borbone sperò davvero di poter tornare sul trono? E fu lui a fomentare le ribellioni legittimiste del sud che generarono repressioni altrettanto insensate? O al contrario, rassegnato alla sorte, vide di malocchio le smanie restauratrici della moglie? Sorella della famosa Sissi imperatrice d’Austria, Maria-Sofia non amava il marito dal quale la dividevano la lingua, l’indifferenza sessuale di lui, i rispettivi parentadi e troppe altre cose. La tesi di un Francesco scettico sulle possibilità di tornare re è quella sposata dal film, dove nelle sale della reggia romana s’intreccia la stuzzicante e dolente schermaglia fra Giannini e la Muti (tutti e due fuori età rispetto ai personaggi) che culmina nella nascita e morte della piccola Cristina Maria Pia» (Kezich).
ore 19.00 Nemici d’infanzia di Luigi Magni (1995, 110′)
«A Roma occupata dai tedeschi, rimasto orfano di madre nella primavera 1944, il dodicenne Paolo, un romano del quartiere Prati, vive col padre, disorientato e come assente, in un modesto appartamento all’ultimo piano di un palazzo, tra i cui vicini -in occasione del lutto – viene a conoscere la famiglia di un gerarca fascista che ha sposato una tedesca. Lo colpisce Luciana, pressoché sua coetanea, figlia dei due, venuta con loro a porgere le condoglianze, per uno sguardo intenso ed amichevole che gli rivolge. Da quel momento Paolo trascura i pochi amici con i quali gioca alla guerra e a combinare rischiose monellerie durante il coprifuoco, passando invece ore sul terrazzo sotto i tetti, nella speranza d0intravedere la ragazza di cui si è candidamente infatuato. Nasce, così, timidamente, fra i due, una storia d’amore» (cinematografo.it).
ore 21.00 La carbonara di Luigi Magni (1999, 112′)
«Nel 1825 nelle campagne non molto distanti da Roma c’è la locanda chiamata “La Carbonara” con annesse osteria, stazione di posta, cambio di cavalli. “Carbonara” è chiamata anche Cecilia, la bella proprietaria. Mentre nelle zone intorno briganti e gendarmi mantengono l’ordine e l’equilibrio spartendosi il territorio, quattro carbonari diretti a Roma si rifugiano nell’osteria. Tra questi Zaccaria, un vecchio amore della Carbonara. Arriva anche un frate: si tratta di Fabrizio, ex marito della Carbonara che lo credeva morto. I quattro hanno intenzione di sequestrare un cardinale di passaggio per chiedere in cambio la scarcerazione di alcuni compagni condannati a morte. Il sequestro fallisce, tre muoiono e l’ultimo, Fabrizio, viene arrestato in attesa dell’esecuzione. Quando ha capito l’identità dei due uomini, Cecilia cerca di ottenere presso il cardinale Rivarola la grazia per Zaccaria» (cinematografo.it).