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A tu per tu con il produttore: Ugo Tucci
13 Maggio 2016 - 14 Maggio 2016
«Segno del destino o vocazione? Quando si parla del produttore Ugo Tucci nel mondo del cinema, l’uno non esclude l’altra. Nato di fronte alla sede storica della Fono Roma, e chiamato ogni volta che serviva un bambino per fare dei brusii al doppiaggio, il giovane Tucci dimostra subito di avere la stoffa del mestiere svolgendo tutti i ruoli della produzione, dall’aiuto segretario all’organizzatore generale, bruciando le tappe di una carriera brillante, culminata nel diventare producer di cineasti del valore di Petri, Magni, Antonioni, Leone, Corbucci, Bellocchio, Zampa, Vancini, Brass. Complici una laurea in giurisprudenza e la determinazione, che, insieme ad un’eleganza innata, lo hanno fatto diventare “uomo di mondo” dallo stile inconfondibile. La sua filmografia spazia dal cinema d’autore a quello di genere, con star internazionali del calibro di Henry Fonda e Rod Steiger, attori camaleontici quali Gian Maria Volontè e Mariangela Melato, icone popolari come Alberto Sordi e Tomas Milian (di cui ha tenuto a battesimo il “Monnezza”, inventandone pure il soprannome). Stimato operatore del settore in qualità di consigliere di amministratore dell’Anica e membro della VII commissione di censura per dieci anni, Ugo Tucci ha prodotto, tra gli altri, Sbatti il mostro in prima pagina di Bellocchio, La Tosca di Magni, Il mostro di Zampa, Un dramma borghese di Vancini,  Ars amandi di Borowczyk, Closer to the Moon di Nae Caranfil, e due film di culto: Il trucido e lo sbirro di Lenzi Zombi 2 di Fulci, senza disdegnare il piccolo schermo attraverso numerose e apprezzate serie tv» (Fabio Micolano).
 
venerdì 13
ore 17.00 Zombi 2 di Lucio Fulci (1979, 92′)
«Zombi 2 è naturalmente nato sulla scia del film di Romero, che solo in Italia si chiamava Zombi. In Italia si producono film con questo sistema, il regista non può farci nulla. Il mio Zombi è completamente diverso da quello di Romero, che considero un regista bravo ma sopravvalutato. Romero ha fatto un film sociale, la rivolta dei morti viventi rappresenta il grido di disperazione degli emarginati e degli oppressi, dei reietti della società. Io ho fatto un film più avventuroso e, soprattutto, ho ricondotto la figura del morto vivente alla Jamaica e ai riti voodoo cui naturalmente appartiene. Non credo di averlo copiato, se i critici visionassero entrambi i film si renderebbero conto da soli dell’assurdità di tali affermazioni» (Fulci).
 
ore 19.00 Il trucido e lo sbirro di Umberto Lenzi (1976, 95′)
«Grande inizio teorico. Stiamo vedendo un bel western all’italiana, paesaggi e musicona come un tempo. Ma in realtà chi guarda il film non siamo noi, ma un gruppo di carcerati a Regina Coeli. Fra loro “Monnezza”, ladro romano interpretato da Tomas Milian, già Tepepa e Provvidenza nel mondo del western italiano. […] Notevolissima la sequenza, completamente gratuita, di una banda di terroristi che liquida un politico mentre i protagonista stanno pedinando la donna di un bandito» (Giusti). L’inedita coppia Tomas Milian-Claudio Cassinelli, alleati per liberare una bambina sequestrata, funziona benissimo, grazie anche alla presenza dei massimi caratteristi del genere: Biagio Pelligra, Robert Hundar e Giuseppe Castellano.
 
ore 20.45 Incontro moderato da Fabio Micolano con Ugo Tucci
 
a seguire L’ultimo squalo di Enzo G. Castellari (1981, 88′)
A South Bay, in California, uno squalo semina il terrore proprio nell’imminenza dei festeggiamenti per i cent’anni di vita della cittadina. Uno scrittore e un esperto pescatore danno la caccia allo squalo, contrastati da un politico locale, che agisce solo per tornaconto personale. «Quando L’ultimo squalouscì a Los Angeles, nel primo weekend guadagnò due milioni e duecentomila dollari, mi arrivarono molte offerte, ma il film fu bloccato perché c’erano molte analogie con il film di Spielberg, poi ne hanno trovate di tutti i colori gli straordinari avvocati della Universal. Gli avevo messo paura forte, perché quanti film gli abbiamo copiato agli americani? Migliaia! Migliaia di film americani abbiamo copiato, identici!» (Castellari). Con James Franciscus, Vic Morrow, Micaela Pignatelli, Stefania Girolami, Giancarlo Prete, Enio Girolami.

sabato 14
ore 17.00 Il deserto rosso (1964, 117′)
«A Ravenna, ridotta a deserto industriale, una giovane borghese nevrotica, moglie di un ingegnere, cerca vanamente un equilibrio, si fa un amante e vaga senza trovare soluzione alla sua crisi. 9° film di Antonioni, e il suo primo a colori, in funzione soggettiva (fotografia di Carlo Di Palma, Nastro d’argento) come espressione di una realtà dissociata e con ambizione di trasformarlo esso stesso in racconto come “mito della sostanziale e angosciosa bellezza autonoma delle cose”. Come nei 3 precedenti film con Monica Vitti, la donna è l’antenna più sensibile di una nevrosi comune nel contesto della società dei consumi e della natura inquinata. Leone d’oro alla Mostra di Venezia» (Morandini). «Questo è […] il meno autobiografico dei miei film. È quello per il quale ho tenuto di più l’occhio rivolto all’esterno. Ho raccontato una storia come se la vedessi accadere sotto i miei occhi. Se c’è ancora dell’autobiografia, è proprio nel colore che si può trovarla. I colori mi hanno sempre entusiasmato. Io vedo sempre a colori. Voglio dire: mi accorgo che ci sono, sempre. Sogno, le rare volte che sogno, a colori» (Antonioni). Con Richard Harris.
 
ore 19.00 La classe operaia va in paradiso di Elio Petri (1971, 115′)
«Ludovico Massa detto Lulù (il cui cognome è già simbolo di un uomo massificato, segno di carne di un’impossibilità di aggregazione, alla riunione in chiave rivoluzionaria) lavora in fabbrica da diversi anni ed è diventato un recordman del cottimo. L’incipit del film mette rapidamente a fuoco con pochi, vividi colpi di pollice la figura alienata del protagonista: il risveglio all’alba nel letto della compagna, Lidia (una giovane Mariangela Melato, simbolo della mentalità mediocre piccolo-borghese), il discorso sul suo “corpo-fabbrica” che produce merda, le battute calcistiche con il bambino della compagna, il tumultuoso ingresso in azienda con i sindacalisti da una parte e gli studenti che dai megafoni lanciano slogan rivoluzionari dall’altra, tra l’indifferenza strafottente di Lulù e, infine, la chiusura dei cancelli che separa l’esterno dell’interno dalla fabbrica – il tutto sottolineato dalla martellante partitura musicale di Ennio Morricone» (Spagnoletti). Gian Maria Volontè in uno dei suoi ruoli più acclamati da pubblico e critica.
 
ore 21.00 Closer to the Moon di Nae Caranfil (2013, 112′)
Nel 1959, a Bucarest, una banda composta da quattro uomini e una donna compie una rapina nella Banca Nazionale. Vengono arrestati, ma le autorità scoprono che i cinque sono membri del partito comunista. Un grave problema per la Securitate… Coproduzione italo-francese-polacco-rumena-statunitense con una cast internazionale di grandissimo livello (Vera Farmiga, Mark Strong, Harry Lloyd), che conferma la vocazione attuale di Ugo Tucci per un cinema competitivo in tutto il mondo, con un’anima però europea.
Per gentile concessione di Ugo Tucci

Date di programmazione