
Nell’ambito del ciclo di appuntamenti dedicati alla scrittura, pensati per gli allievi di tutti i corsi del CSC – Scuola Nazionale di Cinema, si è svolto l’incontro con le autrici Francesca Manieri (ex allieva CSC) e Tiziana Triana.
Focus della giornata è stato il genere horror nel cinema attraverso lo studio dei mostri femminili nella mitologia classica e delle origini del romanzo gotico.
Nel citare Mary Shelley, autrice del celebre romanzo gotico “Frankenstein” (“Se non posso ispirare affetto, seminerò terrore”), Francesca Manieri ha spiegato agli allievi la differenza tra l’’orrore’ (uno stato che tende a paralizzare la ‘vittima’) ed il ‘terrore’ (uno stato di allerta fisica che determina tuttavia un’impossibilità alla fuga) passando per il concetto Freudiano del ‘perturbante’ (qualcosa che genera angoscia prendendo una forma orribile dalla quale non possiamo fuggire, nonché la negazione di ciò che è ‘domestico’, noto).
Si è discusso poi del nesso tra maternità e morte attraverso l’analisi una pletora di Demoni esistenti nella mitologia greca che si affiancavano al Pantheon ufficiale (ad esempio le Lamie, le Empuse o le Strigi) e che hanno ispirato, nelle tradizioni successive, la creazione di nuove creature demoniache e dei vampiri.
Tiziana Triana ha proseguito con una digressione su alcune maestre della letteratura horror - tra cui Shirley Jackson, Anne Rice e Daphne du Maurier - e sulla presenza, in letteratura, del corpo femminile legato a figure demoniache, poltergeist, spiriti e fantasmi collerici.
E’ seguita una lettura dal romanzo “L’esorcista” di William Peter Blatty effettuata dall’allieva di Recitazione Sofia Procaccio.
In seguito è stato affrontato ampiamente il genere cinematografico dello ‘Slasher’ (il cui primo personaggio fondamentale è l’assassino, un serial killer munito di armi da taglio e il cui target è solitamente un gruppo di adolescenti) con una riflessione sulla scelta registica di alcuni importanti autori – tra cui Alfred Hitchcok, Dario Argento e Brian De Palma – di rappresentare in scena le morti di giovani donne più volentieri rispetto a quelle di giovani uomini, con sequenze lunghe e particolareggiate. Tra i temi ricorrenti presenti in questa tipologia di film sono stati analizzati quello della “Screaming queen” (la cui ‘regina’ è da individuare nella Marion Crane di “Psycho” interpretata da Janeth Leigh, un personaggio ‘paralizzato’ dal serial killer di turno secondo il canone dell’urlo e della pietrificazione generato dall’orrore descritto nella fase introduttiva) e della “Final girl” (una giovane donna connotata dal cosiddetto ‘occhio investigativo’ che sopravvive salvandosi da sola; e inoltre, un personaggio non interessato in modo eclatante all’altro sesso – sebbene questo genere cinematografico preveda uno stretto rapporto tra orrore e sessualità - e connotato, rispetto ad altri personaggi femminili, da sembianze più ‘maschili’ in modo da facilitare nei giovani spettatori uomini un più immediato processo di identificazione; tra le più celeri rappresentati di questo Topos vi sono Marilyn Burns in “Non aprite quella porta” del 1974 e Jamie Lee Curtis in “Halloween”- curiosamente, la figlia di Janet Leigh). E’ stato poi analizzato “Scream” di Wes Craven, il film che nel 1996 diede una svolta al Topos della Final Girl ‘giocando’ con le regole proprie del genere fin dal primo minuto, e proponendo un’ibridazione della ‘Final girl’ che investiga ma allo stesso tempo ribalta lo sguardo e reagisce all’assassino.
In coda, è stata trattata la questione del “Female gaze” e di come cambi il genere horror quando dietro la macchina da presa è presente una donna; tra i film passati in rassegna (attraverso la visione di trailer e di clip) vi sono stati “Jennifer’s body” di K. Kusama (scritto da D. Cody), “The babadook” di J. Kent, “Titane” di J. Ducournau e “The substance” di C. Fargeat.
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