(In)visibile italiano: Sergio Capogna, Enzo Battaglia, Franco Indovina tre autori ingiustamente dimenticati. Seconda parte
18.03.2009
Prosegue l'omaggio di (In)visibile italiano dedicato ai tre cineasti. La terza e ultima parte, prevista nel mese di aprile, sarà dedicata ad alcuni film di Franco Indovina.
Nell'appuntamento di marzo si
è preferito focalizzare l'attenzione su Enzo Battaglia,
proiettando il suo secondo lungometraggio, Idoli controluce,
splendido esempio di docufiction ante litteram sul mondo calcistico
e non solo, e su Sergio Capogna, del quale viene quinpresentato il
suo secondo e bellissimo film Le conseguenze (1964),
all'epoca poco compreso perché troppo in anticipo sui tempi.
In tale occasione si è voluto presentare anche un
"indipendente italiano", La lampada di Wood (1994) della
figlia del regista, Lavinia Capogna, purtroppo poco visto
all'epoca, ma che sicuramente avrebbe meritato una maggiore
diffusione e visibilità, anche perché svela delle
straordinarie affinità elettive con Plagio. Lasciamo
alle parole Lavinia un ricordo, molto toccante, di suo padre, un
autore a tutti gli effetti e che merita una riscoperta critica e
filologica per compensare almeno in parte l'ingiusto oblio che ha
dovuto subire in vita.
«Mio padre, Sergio Capogna,
amava profondamente il suo lavoro. Scriveva da solo le
sceneggiature su una Olivetti 22 ascoltando spesso un disco di
musica classica o jazz. Era nato il 13 ottobre 1926 e al piano di
sopra viveva una famiglia di commedianti e giocolieri da cui era
affascinato. Fin da adolescente amò il cinema, i libri, la
musica e il teatro. Durante la seconda guerra mondiale andava a
portare cibo ai partigiani nelle campagne del Lazio e nel 1944
venne arrestato dai tedeschi e portato in un carcere, da cui
riuscì a fuggire. Finita la guerra si iscrisse al corso di
attore al Csc partecipando a qualche film ma l'esperienza
più importante fu lavorare nella compagnia teatrale di
Giulio Girola. Lì comprese che avrebbe desiderato fare il
regista. Nel '52 si iscrisse al corso di regia al Csc in cui
conobbe Giuliana Scappino che cinque anni dopo sarebbe diventata
sua moglie e produttrice dei suoi quattro film. Il loro amore e la
reciproca passione per il cinema era totale. Nel '54 mio padre si
diplomò al CSC realizzando il mediometraggio Roma '38
tratto dal racconto Vanda di Vasco Pratolini. Anche mia
madre si diplomò in regia ma non poté girare il corto
di fine corso perché allora era interdetto alle allieve. In
Roma '38 vi sono due giovani attori: il riminese Aldo
Saporetti, un ragazzo sensibile, che sarebbe morto a soli 24 anni -
è giusto ricordarlo - e Rosy Mazzacurati, figlia del famoso
scultore Marino. Nel '55 mio padre esordì con il
documentario I comici che andò al Festival di
Venezia. Nel '59 realizzò il film Un eroe del nostro
tempo: era ambientato nel '45 e racconta di un adolescente
fascista che senza pietà sfrutta una vedova, innamorata di
lui, ma che di fronte al suicidio di lei acquista una coscienza
morale e rinnega il fascismo. Il film andò a Venezia nel '59
e ottenne un ottimo successo di critica. Nel '63 con Le
conseguenze mio padre affrontava un altro soggetto difficile:
la storia di una ragazza che ha varie esperienze sentimentali e che
infine sceglie di interrompere una gravidanza. Al film fu negato in
prima istanza il visto di censura sostenendo che c'era apologia di
reato. Il visto fu concesso dal nuovo ministro dello spettacolo,
che era socialista [Achille Corona], nel '64. Nel '68 mio padre
girò Plagio, una delicata storia di tre ragazzi nella
Bologna della contestazione, e nel '72 Diario di un
italiano, interpretato da Alida Valli e dall'esordiente Mara
Venier, la storia di un amore tra un tipografo e una ragazza ebrea
nella Firenze, splendidamente ricostruita, del 1938. Mio padre era
un uomo sensibile e intelligente, socievole e che non scese mai a
compromessi nella vita e nel lavoro. Morì per un tumore il 9
luglio 1977 a 50 anni. Stava lavorando ad un nuovo progetto, per il
quale aveva pensato a Dominique Sanda e Alida Valli».
ore 17.00
Idoli controluce
(1965)
Regia: Enzo Battaglia; soggetto:
E. Battaglia, da un'idea di Walter Navarra; sceneggiatura: E.
Battaglia, Giorgio Prosperi; fotografia: Guido Cosulich De Pecine;
musica: Ennio Morricone; montaggio: Maria Rosada; interpreti:
Enrique Omar Sivori, Massimo Girotti, Valeria Ciangottini, Johanna
Shimkus, Riccardo Garrone, Angela Freddi; origine: Italia;
produzione: DIDO (Didattica Documentari); durata: 105'
«Lo scrittore Ugo
Sanfelice, incaricato dal suo editore di scrivere una biografia del
calciatore Omar Sivori, si reca a Torino per raccogliere gli
elementi per il suo nuovo libro. Piuttosto a digiuno in materia di
calcio, mentre tenta invano di avere un incontro con il calciatore,
Sanfelice interpella alcune persone dell'ambiente calcistico. Tutte
queste ricerche conducono Sanfelice a incontrare più volte
una giovane promessa del calcio, il centravanti Moretti, il quale
gli confida le sue esperienze: il tirocinio in una squadretta di
provincia, il promettente esordio nella Juventus accanto al grande
Sivori, l'abbandono della fidanzata e il precoce declino causato da
una vita disordinata» (www.cinematografo.it).
Amara disamina sul mondo calcistico e non solo, Idoli
controluce vuole essere un dolente quanto rassegnato e vano
attacco, simile alla cosiddetta letteratura e cinema del controboom
(La vita agra, Il maestro di Vigevano), alla
società dei consumi degli anni Sessanta e ai suoi
"valori".
Vietato ai
minori di anni 18
ore 19.00
Le conseguenze (1964)
Regia: Sergio Capogna; soggetto e
sceneggiatura: S. Capogna; fotografia: Nino Cristiani; musica:
Franco Pisano; montaggio: S. Capogna; interpreti: Marisa Solinas,
Venantino Venantini, Marina Berti, Pierre Massimi, Claudio Gora,
Mario Valdemarin; origine: Italia; produzione: Gaia
Cinematografica; durata: 105'
«Roma 1963, Marisa, una
bella ragazza piccolo borghese, commessa in un'elegante negozio
vicino piazza di Spagna, ha un paio di relazioni sentimentali.
Inaspettatamente rimane incinta di un ragazzo conosciuto ad una
festa e di cui non è innamorata e sceglierà di
abortire. In prima istanza il film non ottenne il visto censura
perché trattava un argomento ancora tabù ed inedito
nel cinema italiano. La protagonista è Marisa Solinas che
aveva esordito nel film Boccaccio '70 nell'episodio di
Monicelli» (Lavinia Capogna).
Vietato ai
minori di anni 18
ore 21.00
La lampada di Wood
(1994)
Regia: Lavinia Capogna; soggetto e
sceneggiatura: L. Capogna; fotografia: Antonio Piazza; musica:
Franco Piersanti; montaggio: L. Capogna; interpreti: Sophie Renoir,
Beatrice Joinet, Silvio Piersanti, Giuditta Saltarini, Francesca
D'Amico, Fabrizio Cerusico; origine: Italia; produzione: Film 52;
durata: 100'
«Un racconto intimista,
sui sentimenti e le emozioni dei giovani, ambientato in una
città come Bologna che forse, per certi versi, ancora
consente quell'intimità che non concede più la
dimensione metropolitana. L'opera prima della regista romana
Lavinia Capogna [...] è stato girato sotto le Due torri due
anni fa: il centro - piazza Maggiore, il Pavaglione, le Sette
chiese, San Vitale -, ma anche altri punti della città, come
la pinacoteca, l'università, l'ospedale Rizzoli,
costituiscono infatti la scenografia del film La lampada di
Wood [...]. Il titolo, criptico, è presto spiegato:
La lampada di Wood è uno strumento a raggi infrarossi
usato dei restauratori (quale è Pietro, il protagonista) per
vedere sotto il primo strato di pittura. "Ma lo si può
pensare anche in senso psicologico - suggerisce la regista - come
la volontà di guardare oltre la facciata delle persone". Una
storia semplice, che però si snoda sul filo delle sfumature
dei sentimenti: Laura è una studentessa bolognese estroversa
e dalla vita un po' superficiale che, incontrando Pietro, ragazzo
intelligente e sensibile e una ragazza problematica e controversa
come Giulia, riesce a penetrare una dimensione più autentica
dell'amore e dell'amicizia. Una storia minimalista, quindi, di cui
Lavinia Capogna ha scritto la sceneggiatura, traendola da uno dei
racconti della raccolta da lei pubblicata nel '91 dal titolo Il
signor Mario» (Beatrice Spagnoli). «Ho lavorato
a La lampada di Wood dai 26 anni: un anno per la stesura
della sceneggiatura, quasi 10 settimane di riprese nell'antico e
suggestivo centro storico di Bologna e altri mesi tra montaggio ed
edizione. Lalampada di Wood è un'opera prima
realizzata con tutta l'anima e l'entusiasmo giovanile. La
protagonista Laura, interpretata da Sophie Renoir, pronipote del
pittore, già protagonista di due film di Rohmer, è
una studentessa che ripudia i valori borghesi della carriera e dei
rapporti formali, per scoprire la dimensione più autentica
dell'amore e dell'amicizia negli incontri con Pietro, un sensibile
restauratore romano, e con Giulia, una ragazza introversa e
problematica» (Lavinia Capogna).